LA PAROLA

Naso

Grande, piccolo, largo, stretto, adunco, dritto o schiacciato: sono tante le forme che può avere il naso modellato dal caso e dal Dna. Secondo uno studio giapponese, la forma del nostro naso potrebbe essere un semplice sottoprodotto della riorganizzazione che il volto umano subì per far posto a cervelli più grandi, ma secondo i ricercatori della Penn State University è stato il processo di adattamento al clima affrontato dai nostri antenati: più largo nei climi caldi, lungo e sottile in quelli freddi.

Pancia a parte, il naso è la parte del nostro corpo che più si avventura all’esterno e anche per questo offre più modi di dire: a lume di naso, andare in giro col naso per aria, avere buon naso, bagnare il naso, restare con un palmo di naso, farla sotto il naso, ficcare il naso, menare per il naso, mettere il naso fuori di casa, mettere sotto il naso, non ricordare dal naso alla bocca, non vedere più in là del proprio naso, sbatterci il naso, soffiare il naso alle galline, stare col naso all’aria…

Il naso è anti-stress! Mettersi le dita nel naso è un comportamento comune, spesso compiuto in auto semplicemente perché serve a scaricare lo stress, di cui il traffico è notoriamente una fonte primaria. Uno studio pubblicato dal “Journal of Clinical Psychiatry” ha stimato che più del 95% della popolazione mondiale si infila le dita nel naso almeno quattro volte al giorno. Questa abitudine è persino “consigliata” dagli scienziati perché, oltre al sottile piacere che genera, è anche il miglior modo per tenere sempre pulite le narici.

Il naso consente di respirare e parlare contemporaneamente, tappare il naso all’interlocutore può metter fine ad un litigio. Il naso può essere prezioso come quello del viticultore olandese Ilja Gort, che l’ha assicurato per 5 milioni di euro nel 2008 ai Lloyd di Londra. Il motivo? Sarebbe un elemento imprescindibile del suo lavoro. La pensa così anche Nigel Pooley, guru dei classificatori di formaggio per il mercato commerciale, che ha assicurato il suo olfatto per una cifra persino maggiore.

Ma il nostro naso non è niente in confronto a quello del cane. I numeri parlano chiaro: 300 milioni di recettori olfattivi lui, 6 milioni noi; il 12,5% di cervello dedicato a decodificare i messaggi contenuti nelle molecole odorifere lui, l’1% noi; tra i 18 e i 150 centimetri quadrati di epitelio olfattivo lui, tra i 2 e mezzo e i 4 noi. Non c’è partita. Eppure il naso umano trova il suo riscatto in letteratura, da Cyrano a Pinocchio, passando per Gogol, Pirandello e Suskind, e lo trova anche nello sdoganamento di un modo di dire un po’ razzistello quale “avere l’anello al naso” vedendo tanti giovani portare il proprio piercing con stile e naturalezza.

Non vi scoraggiate, ci sta sempre rimedio. E se no, quando muore quello che fa i fazzoletti, non ci possiamo più soffiare il naso?
(Erri De Luca)