LA PAROLA

Ponte

In tutto il mondo è una struttura ingegneristica, per gli italiani è soprattutto sinonimo di vacanza. Un ponte è, infatti, un giorno o più di ferie tra due festivi che, come nel caso di oggi, allunga il week end o consente di mettere insieme una vera e propria vacanza: con quattro giorni di ferie quest’anno si può mancare dal lavoro per dieci giorni di fila, da sabato 22 aprile a lunedì 1 maggio. Questa inclinazione nostrana a “ponteggiare” fa sì che fin dall’1 gennaio negli uffici ci sia la corsa al piano ferie e c’è chi studia meticolosamente il calendario annuale per accaparrarsi per primo i ponti migliori, con una preferenza per quelli primaverili o alla soglia dell’estate.

Dal latino pontem, parola di origine indoeuropea che significa passaggio, è la struttura che assicura il collegamento tra due parti. In prima istanza si intende l’opera dell’uomo in legno, in ferro, in cemento armato che dà continuità a un tratto stradale o ferroviario per attraversare un avvallamento nel terreno, un corso d’acqua o anche un tratto di mare. Tranquilli: del ponte sullo Stretto di Messina continueranno a discuterne le generazioni future, per cui questa paginetta non perderà d’attualità in ventiquattr’ore.

I ponti sono solitamente strutture solide (ma questa, invece, non è un’affermazione in linea con i tempi, visti gli ultimi fatti di cronaca). Esistono, però, anche ponti più provvisori e instabili come i ponti di barche o di chiatte e i ponti di liane. Quelli levatoi sono un elemento indispensabile dell’iconografia dei castelli medievali.

I ponti hanno un fascino romantico che non siamo in grado di spiegare. Al top dei più fotografati del mondo ci sono il ponte di Rialto e il ponte dei sospiri a Venezia, il ponte Vecchio e il ponte delle Grazie a Firenze, il ponte Sant’Angelo e il ponte Milvio a Roma. Quest’ultimo abbellito o deturpato, secondo i punti di vista, fino a qualche anno fa da centinaia di lucchetti che sigillavano amori adolescenziali secondo una moda lanciata da un film.

Ogni città attraversata da un fiume ha almeno un ponte famoso: il Pontelungo a Bologna (reso noto da un romanzo di Bacchelli), il Pont Neuf a Parigi, il ponte di Waterloo a Londra (titolo anche di un melodramma hollywoodiano degli anni Quaranta che faceva molto piangere col sottofondo del Valzer delle candele). Se dico ponte di Brooklyn a New York, chi ha una certa età penserà subito a una vecchia pubblicità di un chewingum, per altro di produzione italianissima.

I ponti, come abbiamo visto, sono spesso protagonisti al cinema: il ponte di Verrazzano fa ricordare una drammatica scena di La febbre del sabato sera; sempre a New York il Queensboro Bridge è inevitabilmente associato al fantastico bianco e nero della locandina di Manhattan di Woody Allen; Il ponte di San Luis Rey racconta di un tragico crollo nel Perù del Settecento; Il Ponte sul fiume Kwai ci fa venire voglia di fischiettare il motivetto che l’accompagna; il ponte di Glienicke a Berlino è Il ponte delle spie raccontato da Spielberg, così detto perché usato per scambiarsi i prigionieri durante la guerra fredda; I ponti di Madison County ci fanno tirare fuori i fazzoletti solo a nominarli. Il Golden Gate a San Francisco, che è lo scenario di un lunghissimo elenco di pellicole, detiene anche il record di suicidi e del resto i ponti vengono spesso privilegiati da chi è determinato a togliersi la vita, nella letteratura (ricordate Mattia Pascal che lascia giacca e cappello su di un ponte per simulare la sua dipartita?) come nella vita reale.

In senso figurato, il ponte viene spesso usato nel linguaggio politico per indicare qualcosa di provvisorio o parziale: soluzione ponte, governo ponte, legge ponte. Dormire sotto i ponti vuol dire passarsela male. Si tagliano i ponti quando si vuol chiudere un rapporto, si bruciano i ponti dietro di sé quando si hanno comportamenti che non permettono più di ritornare indietro, nemmeno se ne è passata di acqua sotto i ponti. Si fanno ponti d’oro a qualcuno che si vuole omaggiare con grandi vantaggi e, mentre le acque chete – è noto – rompono i ponti, le cronache quotidiane ci dimostrano la saggezza del proverbio cinese che afferma che purtroppo è più facile alzare muri che costruire ponti.

In ogni caso, buon ponte, per chi lo fa. E per chi non lo fa buon ascolto della canzone Oltre il ponte, scritta da Italo Calvino e cantata da Pietro Buttarelli per il gruppo Cantacronache o della poesia intitolata Un ponte  tratta dal volume Ad ora incerta di Primo Levi, di cui ricorre il trentennale della morte che TESSERE ha voluto ricordare con il libro di Daniele Pugliese Questo è un uomo:

Non è come gli altri ponti,
Che reggono alla nevicata dei secoli
Perché le mandrie vadano per acqua e pascolo
O passi la gente in festa da luogo a luogo.
Questo è un ponte diverso,
Che gode se ti fermi a mezzo cammino
E scandagli il profondo e ti domandi se
Metta conto di vivere l’indomani.
È sordamente vivo
E non ha pace mai,
Forse perché dal cavo del suo pilastro
Filtra lento in veleno
Un malefizio vecchio che non descrivo;
O forse, come si narrava a veglia,
Perché è frutto di un patto scellerato.
Perciò qui non vedrai mai la corrente
Rispecchiare tranquilla la sua campata,
Ma solo onde crespe e vortici.
Perciò lima se stesso in sabbia,
E stride pietra contro pietra,
E preme preme preme contro le sponde
Per spaccare la crosta della terra.

Fonti: Cortelazzo – Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli

Vocabolario Treccani

 

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