LA PAROLA

Sogno

I sogni son desideri chiusi in fondo al cuor, cantava Cenerentola. A darle ragione arrivò Sigmund Freud, che sullo studio e l’analisi dei sogni fondò gran parte della sua teoria psicanalitica. Per lo psichiatra, nell’attività onirica durante il sonno si compirebbe la realizzazione allucinatoria di desideri inappagati durante la veglia.

L’etimologia della parola sogno, dal latino somnium, a sua volta derivato da somnus, ci mostra quanto stretto sia il legame tra il sonno e il sogno: senza il primo non si può realizzare il secondo. Anzi, senza una precisa fase del primo, il sonno profondo, la cosiddetta fase R.e.m. (Rapid eyes movement), quella caratterizzata da movimenti rapidi degli occhi, non prendono forma i sogni. Esistono, in verità, anche i cosiddetti sogni a occhi aperti, che però hanno a che fare più con la fantasia che con precisi processi neurologici. Pure gli animali sognano, anche se non sono in grado di ricordare ciò che hanno sognato; soltanto gli umani, però, sono in grado di fantasticare.

Il sogno ha a che fare soprattutto con il proprio sé e con il proprio vissuto, ma anche con la cultura in cui si è immersi; gli etnopsichiatri hanno dimostrato che non si sogna nello stesso modo in tutto il mondo perché l’immaginario di un individuo è strettamente connesso con l’immaginario collettivo della società in cui vive. Del resto, «il lupo sogna le pecore e la volpe le galline», recita un proverbio italiano.

In senso figurato, il sogno è una speranza irrealizzabile, un’utopia, un’illusione. L’American dream, per esempio, è il sogno americano di successo e ricchezza che si raggiungono attraverso l’impegno e il merito. «I have a dream» è il titolo del famosissimo discorso tenuto da Martin Luther King il 28 agosto 1963 al termine di una marcia di protesta per i diritti civili, in cui si sognava di un giorno in cui i neri potessero avere gli stessi diritti dei bianchi: «Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Io ho un sogno oggi!».

Sognare non costa nulla, si suol dire, ma non sempre è vero perché spesso i sogni si infrangono contro la realtà e quindi il costo psicologico può essere molto alto. Vivere nel mondo dei sogni può essere un privilegio, ma anche un limite, perché il richiamo al contingente è sempre doloroso. Questo mondo è detto anche onirico poiché nella mitologia greca Oniro era il re del sogno, figlio del Sonno e della Notte. L’interpretazione dei sogni sulla base della saggezza popolare è detta oniromanzia: già le più antiche popolazioni erano solite trarre presagi dai sogni. La Bibbia è piena di sogni, che hanno sempre funzione di segno premonitore. Oggi si fa ancora riferimento alla cabala o alla Smorfia napoletana per trarre dai sogni indicazioni sui numeri da giocare al lotto. Tutto ciò fa comprendere quanto sia stretto il legame tra la parola sogno e la parola simbolo, che merita però una giornata tutta per sé.

L’arte e la letteratura utilizzano spesso il sogno come chiave d’accesso al subconscio o come simbolo della caducità delle cose umane. Leopardi e Pascoli hanno messo il sogno, inteso come consapevolezza di ciò che non si può o non si può più avere, al centro di alcune loro liriche assai note. La vita è sogno, recita il titolo di un dramma di Pedro Calderón de La Barca, in cui il protagonista avverte con angoscia l’illusorietà dell’esistenza. Il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare è una commedia in cui il reale, il fantastico e l’onirico si intersecano in continuazione e lasciano aperta una finestra sul mistero: «Se noi ombre vi abbiamo irritato non prendetela a male, ma pensate di aver dormito, e che questa sia una visione della fantasia…noi altro non v’offrimmo che un sogno».

I protagonisti del Doppio sogno di Schnitzler (portato sullo schermo da Kubrick in Eyes Wide Shut) cercano soluzione alla loro crisi matrimoniale rimestando nei desideri e negli istinti profondi dell’uno e dell’altra in un alternarsi perverso di maschere e volti. Ma è ancora in Shakespeare che si trovano, a mio avviso, le più belle parole sul sogno. Nel dramma La tempesta, in cui il vero/falso della vita è reso attraverso il gioco del teatro e della messinscena, il protagonista dice: «Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita».

Fonti e approfondimenti: Wikipedia

Treccani

Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni

 

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