Sedurre è già in sé una parola che seduce, perché rimanda nell’immediato a un qualcosa che intriga a prescindere, prima ancora di capire in quale mistero ci trascinerà. Difficile è infatti non prestare attenzione ad un argomento in cui la seduzione sia il centro dell’interesse, difficile non lasciarsi catturare dal fascino che già solo questa parola, esercita.
Ancora più affascinante ne è la ricostruzione etimologica che è il risultato della capacità che avevano i latini di individuare l’esistenza di particolari e sottili dinamiche della mente e di dare loro un nome specifico. Nacque così il concetto di sedurre, dal latino appunto se ducere, condurre, portare con sé. Nello specifico si tratta di una “conduzione” puramente mentale, non quindi di tipo fisico o materiale, un portare verso di sé una persona, facendo leva soprattutto sul piacere dei suoi sensi, che vengono impercettibilmente ed inconsapevolmente stimolati. Sedurre, diventa quindi proprio la capacità di ottenere qualcosa di premeditato, soggiogando un’altra persona, in maniera sottile ma complice, sotto il potere delle sue stesse debolezze.
L’efficacia della seduzione come tecnica manipolativa risiede proprio nel fatto che il motore principale delle scelte altrui è costituito dai sensi, più che dalla ragione, e dal loro indirizzamento istintivo in risposta verso le diverse forme del piacere.
Sedurre diventa così una vera e propria arte, una tecnica, una tattica, affinché si ottenga che altri si discostino da un naturale percorso in cui sono inizialmente proiettati ed inizino a seguirne un altro che vada lentamente verso ciò che il seduttore desidera ottenere. Il seduttore è quindi colui che esercita fascino e suscita desiderio per uno scopo ben preciso, principalmente gli uomini seducevano le donne con modi e parole ben studiati, per ottenere che esse si concedessero volontariamente, da un punto di vista sessuale o anche puramente sentimentale, prescindendo da qualsiasi altro tipo di selezione. Una donna sedotta è una donna che è stata convinta a fare una scelta, che probabilmente avrebbe invece escluso, in virtù del suo coinvolgimento rispetto ad un qualcosa di premeditato ragionevolmente.
Ma tutti possono sedurre, in qualsiasi modo e per qualsiasi ragione. Le donne sono essenzialmente seduttive per natura, ma anche per deliberata scelta. Usano gesti, sguardi, toni di voce, argomenti, ma anche abiti, trucchi, accessori, calzature, profumi, movenze particolari; corpo e mente insieme, tutto quanto possa aprire nell’immaginario altrui, una strada verso il piacere, oltre a un desiderio inconsapevole di sconfinare verso l’ignoto. La seduzione si avvale infatti del mistero, perché nessuno ha la capacità di sapere dove mai sarà trasportato, a malapena si accorge che esiste un filo sottilissimo tra il desiderio inconscio ed il suo oggetto, ed è proprio questo che genera intrigo e sospinge verso la scoperta prima, incontro al piacere, poi.
Non solo le persone seducono però. Anche una musica può farlo, in relazione al potere che ha di trasportare i sensi ed il pensiero verso sensazioni che altrimenti non avremmo sentito o provato. Un oggetto può sedurre perché può indurre al desiderio di possederlo. Così come seduce un libro particolarmente appassionante, un film avvincente, un panorama mozzafiato. Ogni cosa abbia il potere di catturare la nostra attenzione e i nostri sensi, e ne produca un effetto condizionato.
Sedurre per ottenere qualcosa, è una tecnica che, affinata a dovere, viene utilizzata anche in ambito pubblicitario, editoriale, specialmente politico. Molti uomini politici, infatti, utilizzano fascino e carisma, per indurre ai consensi e al voto. Sedurre diventa quindi, in questa accezione specifica, anche sinonimo di trascinare, influenzare, convincere.
In ambito artistico la seduzione è quasi sempre presente come dinamica induttiva al piacere di chi la contempla. Non esiste opera d’arte che non seduca. Un artista può definirsi tale, infatti, solo quando è capace di trascinare, in tutti i sensi, il compiacimento del pubblico verso la sua opera, a prescindere dal suo valore oggettivo.
Nel cinema le scene di seduzione sono le più coinvolgenti, quelle che determinano il momento più intimo tra lo spettatore ed il film stesso, perché, specie se ben girate, inducono ad una partecipazione intensa e catturano il pubblico come fosse coinvolto in prima persona.
Sedurre, quindi è un’azione profondamente intima, fatta di due aspetti: quello “forte” di chi trascina e quello “debole” di chi si abbandona. Denominatore comune di qualsivoglia forma di seduzione è la bellezza. Seduce ciò che è bello, inevitabilmente, che sia una bellezza vera ma anche ingannevole. Si può sedurre, infatti, anche in cattiva fede, inducendo a ritenere bello e ambìto, ciò che altrimenti non sarebbe considerato tale.
In tutte queste forme e sfaccettature, la seduzione implica una sorta di innamoramento, falsato forse, ma preponderante, che rende in qualche modo “schiavi” di sé stessi in misura alla propria incapacità di resistere alle tentazioni. In ogni caso, al di là dell’obbiettivo che si vuole raggiungere realmente, il sedurre è di per sé stimolante e gratifica l’ego, così come l’essere sedotti implica un percorso fatto di sogno, desiderio, passione, impotenza, e talvolta anche di frustrazione, quando si realizza di essere stati in qualche modo manipolati e non da un sentimento reale. Sedurre, quindi, non è mai amare, anche se in molti casi ne assume perfettamente le sembianze, e questo è l’equivoco di fondo che può considerarsi tra i più incisivi sul malessere comune di una società troppo debole per inseguire valori oggettivi e cioè quelli che non “trascinano”, ma che si scelgono in assoluta autonomia.