LA PAROLA

Major

«Il golf è un gioco che non può essere vinto, ma solo giocato. Così io gioco e continuo a giocare. Gioco per i momenti che devono ancora venire, cercando il mio posto in campo…». Chissà se, almeno per un momento, a Francesco Molinari, sollevando la “Claret Jug” – la brocca d’argento datata 1872 che spetta al vincitore – ed entrando così dalla porta principale nel gotha mondiale del golf, è venuta in mente La leggenda di Bagger Vance (2000, regia di Robert Redford: pellicola non all’altezza di star del calibro di Will Smith, Matt Damon, Charlize Theron).

Ma poco importa: conquistando l’Open Championship il 22 luglio scorso, il più prestigioso torneo di golf del mondo, uno dei quattro Major (gli statunitensi The Masters; U.S. Open, PGA Championship gli altri), che nessun italiano aveva mai vinto prima d’ora, Francesco Molinari da Torino ha ottenuto lo status di campionissimo.

L’Open Championship si gioca nel Regno Unito ed è il Major più antico, fondato nel 1860. È sempre giocato su campi denominati “links” vicino al mare, in cui il vento è un fattore dominante. L’impresa di Molinari a Carnoustie, in Scozia, subito esaltata nientemeno che dal “mitico” Tiger Woods, con il quale ha condiviso il green per tutto l’ultimo giro, è stata l’ultima di un’annata da incorniciare.

Il “Chicco da Torino”, laureato in Economia e commercio, nel 2018 aveva dapprima trionfato al BMW PGA Championship, evento delle Rolex Series che si è disputato a Wentworth; e dopo il secondo posto all’Open d’Italia, eccolo primeggiare nel Quicken Loan National, primo azzurro a conquistare l’America. Chi lo conosce e gli è stato vicino in quei giorni, racconta «di un talento eccezionale coltivato con un allenamento maniacale, ogni giorno, in ogni parte del mondo».

La moglie Valentina, la famiglia, gli allenatori nella lista degli immancabili ringraziamenti. Ma la sua affermazione più, sentita, spontanea e tutta italiana, è stata ovviamente: «Mamma mia cos’ho combinato…».

A Carnoustie ha vinto con un ultimo giro senza bogey (e due birdie, alla 14 e alla 18), senza farsi intimidire dal suo compagno, Tiger Woods, tornato a giocare un golf meraviglioso (sesto alla fine). Su un percorso che non perdona chi fa errori, che diventa terribile quando si alza il vento (i giocatori lo chiamano la “bestia”), Molinari non ha mai sbagliato.

Ora si può godere la gloria, e non solo, considerando il montepremi complessivo dei suoi successi 2018, pari a circa 5 milioni di euro di incassi. Complimenti al campione, dunque. E alla persona, in quanto, è opinione condivisa, il golf è un gioco di cortesia, rispetto, attenzione, moralità e buona condotta.

E utile ai più, alla bisogna, perché come diceva anche l’incommensurabile Groucho Marx: «Non mi sento bene: ho immediatamente bisogno di un dottore. Telefona al più vicino campo di golf».

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