LA PAROLA

Neofascismo

Partendo da una superficiale chiave di lettura ci si pone la questione che la parola “politica” suona vuota ai più. L’assenza di ideologie supportate da una presenza reale, l’indistinguibilità partitica sempre più netta tra destra e sinistra, l’emergere di nuovi partiti composti dai soliti personaggi che propinano la solita minestra ma senza brodo, il fossato tra Stato e realtà, la sensazione forte che ognuno di noi serve solo a ingrassare e mantenere viva la Macchina Immobile dei soliti, strozzati dalla mancanza di lavoro, da Equitalia che colpisce in basso senza equità, dalla finzione di efficienza nella consegna di prefabbricati inadatti nelle zone terremotate, e chi più ne ha più ne metta, offrono un terreno più che fertile ad un “volontariato” che, aldilà della identità neofascista, si presta a rispondere ai bisogni primari di fasce di popolazione sottoposte a maggior pressione. Ed è proprio in queste aree, dove maggiormente attecchisce l’attrito sociale e la guerra tra poveri, che i neofascisti si propongono come soluzione immediata e radicale. Ma a certificare lo status sociale dei neofascisti esiste anche un’altra Italia, quella, che in alcune regioni del Nord, vuole difendere il proprio orticello borghese, i sacri confini del proprio benessere. Un benessere che non vuole essere condiviso ma al massimo elargito come elemosina che consenta di tenersi a buona distanza dalla miseria che potrebbe contagiare come un virus.

L’Italia è un paese afflitto dalla mancanza di Memoria a tutti i livelli o, forse, un Paese che non ha ancora fatto i conti con la sua Storia. Preoccupata l’analisi del politologo Marco Revelli, figlio dello scrittore partigiano Nuto: «Ci sono tutte le condizioni drammatiche per un’espansione sul modello Alba dorata o Front national. Per un semplice motivo: l’habitat della destra è rappresentato dalla crisi». L’estrema destra ha imparato alcune strategie, retoriche e concrete, per ottenere consenso, ma la politica sembra sottovalutare il suo potere di persuasione.

Preoccupante è il consenso che organizzazioni come Casapound e Forza Nuova raccolgono attraverso un lavoro sociale sui vari territori, dove si stanno sostituendo ai tradizionali corpi intermedi e dove stanno preoccupantemente traducendo il disagio sociale in voti alle elezioni. In Italia Alba Dorata ha fatto scuola. Il partito neonazista greco, qualche anno fa, registrò un boom elettorale preparato sul campo attraverso iniziative sociali come la distribuzione di medicine e generi alimentari a cittadini indigenti e strozzati dalle politiche di austerity volute dalla Troika. E così Casapound a Ostia, si è fatta interprete di bisogni primari della popolazione – dalla casa alla spesa passando per il tema del degrado e dell’abusivismo commerciale – ma in chiave suprematista e anti-immigrati. I “fascisti del Terzo Millennio” hanno coperto uno spazio sociale rimasto vuoto accrescendo la propria popolarità.

Ma basta grattare sotto la superficie del linguaggio utilizzato dall’estrema destra per capire che le operazioni portate avanti da Casapound, Forza Nuova e gruppi simili sono perfettamente funzionali e organiche al Capitalismo e a coloro che realmente opprimono i cittadini. La rabbia sociale di chi sta pagando il prezzo della crisi, infatti, non viene quasi mai indirizzata verso chi ha applicato misure di austerity, chi ha tagliato la scuola, la sanità, il welfare, ma viene indirizzata nei confronti di chi, in realtà, si trova un gradino sotto gli stessi cittadini italiani. I temi del dumping salariale, della sostituzione etnica e altre farneticazioni neofasciste vengono agitati per scatenare l’odio razziale così come la riesumazione dell’antico motto “Dio, Patria e Famiglia” per rinverdire l’intolleranza verso l’omosessualità. I manipoli neri del nuovo millennio escono dalle catacombe e sognano la riscossa elettorale cavalcando lo spettro populista che oggi si aggira in tutta Europa. Ma la Legge qualcosa sussurra…

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