LA PAROLA

Panòrgiu

Alle parole siciliane panòrgiu, strùmmulu, tuppètturu e altre, tutte al singolare maschile, corrisponde l’unica parola italiana: trottola, al singolare femminile, fatta di legno duro. Gli artigiani, con l’aiuto del tornio, la ricavano da tronchetti di quercia, noce o castagno e, tra una scanalatura e l’altra, la rifiniscono nella caratteristica forma conica con qualche decoro. Raramente supera gli otto/nove cm. di altezza, compreso il chiodo inserito ‘nto pizzu (nella punta).

Al mio paese lo chiamano panòrgiu, contagiati dall’etimo calabrese palòrgiu. Chissà, se Scilla e Cariddi li lanciarono a pelo d’acqua nello stretto di Messina? Chissà, se i venti di Eolo, risucchiandoli nell’eterno turbinio delle azzurre maree, causarono quei gorghi leggendari sul confine trasparente dei mari, Ionio e Tirreno, dove, oltre ai natanti, si inabissano tragici amori e irrefrenabili passioni?

Interrogativi mitologici a parte, u’ panòrgiu è il classico giocattolo ecosostenibile e si distingue dalla tròttula di latta o di plastica, molto più grande, con l’asta elicoidale inserita nel meccanismo per farla girare, facile approccio anche per i neonati che restano affascinati dal suono del carillon, sulla scia di arcobaleni evanescenti. Nel panòrgiu di legno, invece, ai giocatori necessita una impeccabile manualità fin dall’avvolgimento della lazzàta (cordicella). In passato le persone restavano sbalordite a vederli, specie quando, sfidandosi, stabilivano all’istante nuove regole di gioco per rendere più difficile l’esibizione e alzavano la posta delle scommesse.

Gli anziani, complici del ludico trastullo, insegnavano la tecnica ai ragazzi del quartiere. Tra i migliori maestri del vicinato c’erano: ‘u zzu Ninu (lo zio Antonino), così confidenzialmente chiamato da tutti e Itànu (Gaetano). Quasi ottantenne dall’aria scanzonata il primo, un giovane rampante, un po’ presuntuoso, il secondo. Litigavano spesso:

«Ei, tu ! Veni cca, ‘scuta a mia! Itànu non sapi fari mancu ‘a o cu bicchièri. Talìa, a lazzàta parti di ‘nto chiovu, a furrìi ‘ccussì e ‘ccussì e ‘a ‘ncrocchi nte’ idita. Doppu, ‘u panòrgiu l’a teniri strittu e cu ‘ncorpu ‘nsiccu ‘u lassi iri ca manu ‘nsutta. Mi raccumannu!»

(«Ehi, tu! Vieni qui, ascoltami! Gaetano non sa fare nemmeno la o col bicchiere. Guarda, la cordicella parte dal chiodo, l’avvolgi così e così e l’agganci tra le dita. Dopo, la trottola devi tenerla stretta e con un colpo secco la lanci con la mano in orizzontale. Mi raccomando!»).

E Gaetano stizzito:

« Ma chi ci mmùstri, zzu vecchiu sdunàtu! ‘ccussì evi troppu fàcili, mu ietta di supra ‘nsutta ci ‘a ‘nsignàri. ‘u panòrgiu zzunìa chiù forti, pari fermu, ma primma c’abbucca ruzzulìannu ‘nterra, l’a fari cchianàri, sempri furriànnu, supra ‘u pàrmu da manu e… no batti mai nuddu!»

(« Ma cosa gli fai vedere, zio vecchio svampito! Così è troppo facile, che la lanci dall’alto in basso gli devi insegnare. La trottola ronza velocissima, sembra ferma, ma prima che cada rotolando per terra, la deve far salire, sempre girando, sul palmo della mano e… non lo sconfiggerà mai nessuno!»)

Entrambi avevano ragione, come ne hanno altrettanta gli allenatori del pattinaggio artistico, a rotelle e sul ghiaccio, nel suggerire ai giovanissimi atleti i segreti per diventare campioni.

Nelle gare, infatti, specie in quelle acrobatiche individuali, a coppie o sincronizzate, i concorrenti, oltre agli esercizi dettati dal disciplinare agonistico, tra le coreografiche sequenze ritmiche, proposte sulle basi musicali scelte, inseriscono l’avvincente figura della trottola. Inchiodati al centro della pista, ruotano vorticosamente su un piede, rannicchiano il corpo in basso, rapidamente lo distendono in alto e fulmineo lo stabilizzano in altre posizioni per incrementare la difficoltà dell’esibizione.

Gli spettatori restano meravigliati dalla loro bravura e addirittura, gli amanti delle scommesse sportive, tramite siti on-line specializzati, puntano sui risultati, sui vincitori o sulle classifiche finali nelle manifestazioni internazionali. Curiosa la moderna assonanza con quanto suddetto per l’antico gioco del panòrgiu.

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