LA PAROLA

Trombone

Quante volte abbiamo sentito la parola trombone? Cosa ci evoca questa parola che solo a nominarla ci strappa un sorriso, perché la prima immagine che ci viene in mente è quella di una persona piena di sé definita in modo dispregiativo e offensivo “vecchio trombone”. Pensiamo all’oratore che generalmente si esprime in modo enfatico e retorico, esagerando la propria importanza servendosi di parole ricercate ma vacue, che esprime in modo enfatico idee e concetti insignificanti o mena vanto di imprese e meriti superiori a quelli reali. Un trombone, in senso anche più offensivo, è pure un attore che recita con eccessiva affettazione, o chi assume toni da smargiasso o da spaccone.

Ma la parola trombone evoca sensazioni ben più nobili: le  sonorità dell’antico strumento musicale aerofono della famiglia degli ottoni, di cui le prime notizie risalgono alla seconda metà del XV secolo quando venne raffigurato nel dipinto di Filippo Lippi L’assunzione della vergine (affreschi in Santa Maria sopra Minerva a Roma), ed anche in un opera del Perugino conservato all’Escorial vicino a Madrid.

Sul trombone (fonte wikipedia)

Lo strumento aveva già l’aspetto del trombone moderno, ma la conicità dei canneggi era meno accentuata, e la campana era molto piccola rispetto allo strumento moderno, con una svasatura quasi assente. L’intonazione di base del trombone era il La, ed i principali artigiani costruttori dello strumento si trovavano nelle Fiandre e a Norimberga.

All’inizio del XVII secolo Michael Praetorius illustrò ed elencò, nel suo Syntagma musicum, quattro versioni del trombone: “Alt Posaune” (simile al moderno trombone contralto), “Gemeine Posaune” (il moderno trombone tenore), “Quart” e “Quint-Posaunen” (intonati una quarta e una quinta sotto il tenore, simili al moderno trombone contrabbasso in Fa), e “Octav Posaune” (simile al moderno trombone contrabbasso in Si♭, intonato una ottava sotto il tenore).

Nel 1607 l’orchestra dell’L’Orfeo di Claudio Monteverdi comprendeva cinque tromboni dal differente registro (primo utilizzo “ufficiale” del trombone).

Il trombone si sviluppò nel tempo, essendo utilizzato principalmente in piccoli gruppi e nella musica sacra, e non divenne parte integrante dell’orchestra fino al XVIII secolo, quando fu adottato da Christoph Willibald Gluck (Ifigenia in Tauride), Francois Joseph Gossec e poi da Wolfgang Amadeus Mozart che userà i tromboni come raddoppio al coro in diverse composizioni, praticamente tutte le sue messe, nelle opere come Don Giovanni e Il flauto magico e addirittura in alcuni soli, come nell’oratorio L’obbligo del Primo Comandamento (Die Schuldigkeit des Ersten Gebots KV 35), nell’Agnus Dei della Missa Solemnis KV 139 “Waisenhausmesse“, nell’oratorio Davide Penitente e nel “Tuba mirum” del Requiem.

Successivamente lo strumento suscitò l’attenzione di Beethoven, che lo introdusse nella quinta, sesta e nona sinfonia e scrisse tre equali per quattro tromboni soli, e di Schubert, che lo introdusse nelle sue ultime due sinfonie.

In questo periodo e fino alla prima metà del XIX secolo, il trombone fu molto usato dalle bande militari tedesche: questo contribuì a modificarne l’intonazione di base da La a Si♭, allargarne il canneggio ed introdurre la ritorta, per abbassare l’intonazione in Fa.

Il trombone moderno era oramai sviluppato e diffuso, tanto da essere molto utilizzato da Johannes Brahms, Richard Wagner, Anton Bruckner, Gustav Mahler, e Richard Strauss.

I compositori avevano a disposizione uno strumento completo e versatile al punto che Hector Berlioz affermò fra l’altro che lo strumento era capace di esprimere un ampio spettro di suggestioni sonore, dal «calmo e posato accento religioso» al «clamore selvaggio dell’orgia». Lo stesso Berlioz scrisse un grande solo per trombone nella sua Grande symphonie funèbre et triomphale.

Nel XIX secolo alcuni compositori lo utilizzarono in maniera più stereotipata, come rinforzo di voci basse e armonie di insieme. Con l’avvento della musica da ballo e lo swing nel XX secolo il trombone ha sviluppato moltissime nuove sonorità e tecniche.

In questo periodo, un forte stimolo allo sviluppo della tecnica e delle potenzialità espressive dello strumento, fu dato da musicisti jazz come ad esempio Tommy Dorsey.

All’inizio degli anni settanta del Novecento, Edward Kleinhammer (terzo trombone della Chicago Symphony Orchestra) aggiunse una seconda ritorta in Solb al suo trombone basso (che aveva una sola ritorta in Fa), inaugurando la “nascita” del nuovo trombone basso in Sib, che si sarebbe sempre più distinto dal trombone tenore per quanto riguarda: concezione del suono (più grosso, scuro e grave, ma sempre focalizzato e risonante), tecnica della coulisse (posizioni diverse in base alla combinazione delle due ritorte), scelta di bocchini più grandi.

Attualmente il trombone è utilizzato nei più vari generi musicali, dalla musica classica, al jazz, dalla salsa allo ska, dal funk alla musica militare.