LA PAROLA

Riordino

Giorni fa, in libreria, mi è capitato tra le mani il libro di Marie Kondo Il magico potere del riordino. Il metodo giapponese che trasforma i nostri spazi e la nostra vita, un bestseller di fama internazionale da oltre 4 milioni di copie vendute nel mondo, uscito nel 2011.

In realtà stavo cercando tutt’altro, ma quest’incontro casuale ha catturato la mia attenzione. Infatti da non molto avevo letto di questa giovane scrittrice che in brevissimo tempo era diventata una star della tv, quasi una guru, annoverata dal “Times” tra le 100 personalità più influenti del 2015.

In Giappone l’arte del riordino è una vera e propria disciplina a cui Marie Kondo si è dedicata fin da bambina e in questa si è specializzata all’università e ne ha fatto la sua professione. Ha ideato e brevettato il metodo KonMari, dal suo cognome e nome, per riordinare al meglio gli spazi abitativi con lo scopo di migliorare la qualità della vita. Tiene corsi in patria e all’estero non solo per casalinghe, ma per manager e industriali.

Il sorprendente boom editoriale e il fenomeno mediatico che lo ha seguito incuriosiscono in tempi così poco inclini all’economia domestica.

Il vocabolario italiano definisce il termine riordino come il dare alle cose una disposizione migliore, il collocare un insieme di elementi ognuno al posto più conveniente e opportuno, il mettere secondo un ordine e una regola convenienti per un loro efficace utilizzo.

Come contrari di riordino elenca: disordine, scompiglio, dissesto, caos, confusione, disorientamento…

Passando dal sostantivo all’azione, al verbo riordinare corrisponde accomodare, risistemare, riorganizzare, ravviare, rassettare, rifare, mettere a posto, mettere in ordine, disporre, regolare, disciplinare…

Ecco che il concetto di riordino inizia ad avere molteplici valenze; sicuramente quella di far pulizia, ma quale tipo di pulizia e a che fine? Evidentemente, quella degli spazi fisici! Questa però è solo una premessa, indispensabile eppure senza valore alcuno in se stessa. È un aspetto superficiale di un rito che produce un viaggio ben più complesso e articolato.

Il riordino, secondo lo zen, è un rito ed è questa la strada su cui ci vuole condurre il nostro libro giapponese, è un viaggio che, partendo da pratici consigli casalinghi, conduce alla sobrietà, all’essenzialità e all’armonia, come assenza di turbamento, come quiete e tranquillità.

Il disordine è uno stato in cui il soggetto non riesce ad interpretare o a organizzare in percezioni coerenti le sensazioni. È un confondere ed un confondersi, un essere confuso. È un annebbiamento del pensiero, un turbamento emotivo, un disorientamento nel tempo e nello spazio.

La confusione delle lingue mise i costruttori della Torre di Babele nell’impossibilità di intendersi l’un l’altro.

Il disordine, riflesso del caos interiore, genera sconforto, senso di oppressione e soffocamento.

Eliminare il superfluo, liberarsi di ciò che è inutile o che non diffonde gioia, in quanto non vi siamo legati emotivamente, rappresenta una pratica di separazione che solleva dall’attaccamento agli oggetti, ai pensieri, al passato, dalla tendenza ad accumulare che ci tiene come zavorra imprigionati e offre un prezioso contributo affinché si riesca a valorizzare soltanto ciò che per noi è davvero prezioso nel momento presente.

Il riordino è dimostrare premura, sollecitudine, interessamento, accudire, prendersi cura delle cose per prendersi cura di noi stessi.

Il riordino è eliminare ciò che non ci procura gioia, concentrarsi sul presente, immergersi nell’interiorità rimanendo ancorati all’azione.

La mente si libera, si alleggerisce, si svuota e l’introspezione ricupera gli spazi ingombrati e favorisce la conoscenza.

“Il magico potere del riordino”: riordinare casa come metafora del riordinare l’anima, un esercizio che mette insieme banali lavori domestici con il metodo dello zen, unico nella strada del pensiero a non contemplare l’utilizzo di idee o concetti astratti, ma a fare direttamente appello all’azione quotidiana concreta. L’esperienza diretta coinvolge l’intero essere che subisce una trasformazione esistenziale non perché abbia compreso intellettualmente, ma perché è passato attraverso una spontanea esperienza di liberazione.

Che dire allora dell’equazione ordine-abitudine-monotonia-conformismo-rigidità- perfezionismo?

Che dire del disordine come sinonimo di creatività, genuinità, inventiva, libertà, flessibilità, amore per l’innovazione?

L’ordine come rigore freddo, come arido deserto senza vita e il disordine come delizia dell’immaginazione, dell’estro sono due opposti o sono correlati inscindibilmente tra loro?

«Il caos è solo ordine che attende di essere decifrato», scrive Josè Saramago e ci dà una magnifica rappresentazione della mancanza di demarcazione, della variazione da uno all’altro, variazione che sempre si rinnova.

Solo nel fluire, nel processo, nella via non c’è morte.