LA PAROLA

Civetta

È uno dei rapaci notturni più conosciuti e citati. Sarà per gli occhioni indagatori, per le piume morbide, per l’aura di magia e mistero che si collega sempre a chi vive nella notte, fatto sta che la civetta è parte del nostro immaginario e linguaggio da sempre.

Si inizia spesso da bambini, figurandosi le famose tre civette sul comò della celebre filastrocca, che hanno portato tutti, almeno una volta a chiedersi, cosa ci facessero poi questi animali sopra un canterano.

La civetta, spiegano le più comuni enciclopedie, è un uccello della famiglia degli strigidi, di medie dimensioni, da piumaggio grigio, e grandi occhi. Questi sono messi in risalto da penne disposte in cerchi concentrici. Aggraziata nei movimenti, la civetta è spesso addomesticata dai cacciatori che la utilizzano per attirare altri uccelli. Spesso viene confusa con il gufo. Nella credenza popolare, talvolta, la civetta indica la cattiva sorte e può essere segnale di accadimenti sgradevoli, soprattutto quando, in maniera monotona, grida nella notte.

Nella mitologia greca accompagna Atena che per i romani era Minerva, dea chiamata con numerosi appellativi in ragione delle sue tante virtù, tra cui quella della sapienza, perciò la civetta è il simbolo della filosofia e della saggezza.

«È una civetta», si dice di una donna che flirta, ammicca, che ama essere ammirata ed è proprio questa accezione del termine legata alla visibilità, all’attirare degli sguardi che è rimasto più attanagliato al senso figurato di questa parola.

E proprio con questa accezione, di elemento che attira gli sguardi, il termine civetta è usato nel giornalismo. La civetta è un richiamo in prima pagina che dà notizia di qualcosa – un articolo o, più spesso, un servizio – che si troverà nelle pagine interne. L’obiettivo è attirare il lettore e condurlo, attraverso la foliazione, ad approfondire l’argomento.

Perciò si chiamano civette anche le locandine dei diversi quotidiani che vengono collocate fuori dalle edicole con i titoli principali affinché essi, scritti a caratteri cubitali, “gridati” come si dice, attirino e portino il passante a fermarsi ad acquistare la sua copia.

Comparare tra loro le civette di più quotidiani sul medesimo fatto di cronaca è per gli addetti ai lavori una delle cose più divertenti da fare. Indimenticabili ovviamente quelle del quotidiano satirico toscano, anzi livornese, “Il Vernacoliere”.

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