LA PAROLA

Sbarcare

Si sbarca il lunario, ce la sbarchiamo, si sbarcano le merci, si sbarca sulla luna, si sbarcano le persone. Oppure non si sbarcano, come è accaduto in questo periodo alle navi cariche di migranti che si sono avvicinate alle coste italiane (europee) con il loro carico di dolore, paura, fame e miseria.

Sbarcare, da barca, con il prefisso s- sottrattivo, è un verbo dai molteplici significati. Si legge su Google: «Trasferire a terra persone o materiali trasportati da un’imbarcazione o da un aereo; scaricare il carico, le truppe da un aereo, i passeggeri dalla nave. Usato in senso improprio, far scendere un passeggero da un automezzo. Nella marina militare o mercantile, cancellare dai ruoli il componente di un equipaggio; oppure, nelle forme sbarcarla e sbarcarsela, superare a stento una condizione di disagio o di crisi, rimanendo tuttavia in uno stato di estrema precarietà; trascorrere alla meno peggio un periodo di tempo, il già citato sbarcare il lunario, vivere a stento, tirare avanti con molti sacrifici e rinunce».

Da alcune settimane sbarcare e il corrispondente sostantivo sbarco, hanno un solo significato: scendere da una nave sulla terraferma. Digitando entrambe le parole su uno qualsiasi dei principali motori di ricerca, seguono pagine e pagine dedicate alla drammatica vicenda prima della nave Aquarius e poi delle Diciotti, palleggiate da un porto all’altro, in Italia e in Europa (suona strano sbarcare in Europa, ma è pur vero che è l’Europa che si affaccia anche sul Mediterraneo).

Alla fine, dopo giorni in mare attraccata davanti al porto di Catania, la Diciotti ha potuto sbarcare i 137 migranti ancora a bordo, poi distribuiti, dopo l’identificazione, tra Chiesa, Albania e Irlanda.

Sbarcati, trasferiti, distribuiti, come merci, appunto. Il trattamento loro riservato nelle ultime settimane ha portato alle dimissioni il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, Stefano Vella, che così ha spiegato il suo gesto: «Non poso tollerare come medico, di presiedere un ente di salute pubblica in questo momento in cui persone vengono trattate in questo modo sul nostro territorio, dove esiste un sistema universalistico di garanzia della salute. Rispetto il ministro Salvini perché ha messo la sua faccia nelle sue decisioni; ritengo che chiunque si opponga debba farlo come sto facendo in questo momento».

E mentre si continua a fare politica sullo sbarco dei migranti, merita leggere questa lucida e amara analisi di Francesco Cancellato sulla vicenda della nave Diciotti, eretta a simbolo delle contraddizioni dell’Europa, pubblicata su “Linkiesta”. Titolo: Sulla Diciotti è morta l’Europa: egoista come Salvini e molto più ottusa di lui.

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