LA PAROLA

Spoilerare

Il termine spoilerare proviene, come è intuitivamente comprensibile, dalla parola inglese spoiler (da to spoil, rovinare). Secondo l’Accademia della Crusca, invece «il verbo è formato per derivazione dal termine spoiler, preesistente in italiano, con l’aggiunta del suffisso -are, e non dal corrispondente verbo inglese to spoil, che avrebbe dato origine a spoilare».

In sintesi indica l’anticipazione della trama o del finale di un film, di una serie tv o di libro ed è potenzialmente in grado di rovinare la fruizione dell’intero prodotto a chi sta per leggerlo, o guardarlo. Infatti, fa cadere l’insieme di aspettative e curiosità rendendolo la storia sterile e poco interessante.

La parola è collegata anche al mondo del web dove ci sono persone che, utilizzando un profilo anonimo, si divertono a rivelare, ad esempio, il nome del vincitore dell’ultimo talent show di tendenza. Ma non basta, a volte introducono dettagli inventati, riportati come se fossero “in esclusiva” proprio per far dispetto a quei poveri utenti che, grandissimi fans di una determinata serie tv, leggono con orrore la conclusione del loro show preferito in anteprima, mordendosi le mani per la morte del personaggio preferito. Che poi finisce per rivelarsi una enorme bufala.

Ancora, fra le celebrità, non di rado, capita che qualcuno si lasci sfuggire uno spoiler con i giornalisti, inerente alla location delle riprese da tenere rigorosamente segreta, o qualche breve commento sui nuovi nomi inclusi nel cast della pellicola a cui stanno lavorando.

«Il verbo spoilerare – scrivevano gli accademici della Crusca nel 2016 – dal canto suo, non è al momento attestato se non in una minoranza di dizionari e compare molto raramente anche sulla stampa periodica; lo si incontra quasi esclusivamente in contesti ironici e giocosi, anche perché è possibile evitarlo facilmente con circonlocuzioni quali «Tizio ha svelato il finale del film» o «Caio ha rivelato lo snodo cruciale del romanzo». A ogni modo, il suo successo dipende dall’uso che ne farà la comunità dei parlanti».

Resta da aggiungere che la “comunità dei parlanti” ne ha decretato il successo, visto che questo verbo è sempre più utilizzato e diffuso, tra giovani e meno giovani.

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