LA PAROLA

Spugna

Spugna dal latino spongia, spugna, fungo spugnoso, probabilmente di origine mediterranea; definito dal dizionario Treccani come un organismo acquatico o vegetale, uno stile di pesca, un materiale plastico, un tessuto, un minerale con caratteristiche particolari.

Spugna è il nostromo, spesso ubriaco, del vascello di Capitan Uncino nella storia di Peter Pan, creata nei primi del ‘900 dallo scrittore e drammaturgo scozzese James Matthew Barrie. Peter Pan apparve per la prima volta nel romanzo The Little White Bird, poi diventato famoso appena due anni dopo nell’opera teatrale Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere; il romanzo che uscì poi nel 1911 in una versione riadattata, Peter e Wendy, è diventato il successo mondiale che tutti conoscono. Spugna era il confidente del sanguinario Capitano, ma personaggio relativamente docile e non violento, che mai partecipa ad arrembaggi o combattimenti attivi. Il suo nome italiano non corrisponde letteralmente alla traduzione dall’inglese Mr. Smee, che è in realtà un nome proprio, ma forse gli è stato dato proprio per la sua capacità di assorbire alcool a dismisura e in una maniera non paragonabile a quella dei suoi simili.

L’unica forma vivente di spugna, a parte quella sopramenzionata (e immaginaria), vive sott’acqua, attaccata a scogli o fondali marini. È un organismo pluricellulare anatomicamente abbastanza semplice, che filtra acqua marina per ricavarne nutrimento. Le spugne sono ermafroditi insufficienti, che in seguito a disintegrazione si possono re-integrare, il che permette loro di dividersi in diversi individui e colonizzare meglio lo spazio intorno. Le tartarughe marine ne vanno ghiotte.

Nel quotidiano il termine indica comunemente la spugna con cui si puliscono piatti e cucina oppure il materiale tessile di cui sono fatti asciugamani e accappatoi; poco ha a che fare con la spugna marina, se non unicamente per il fatto di riuscire ad assorbire grosse quantità d’acqua e a gonfiarsi proporzionalmente. Il tessuto di questa spugna domestica può essere singolo o doppio (a seconda della disposizione del filato a forma di nodi intorno all’ossatura centrale o trama), il che determina la sua capacità di assorbimento.

Proprio a questa capacità, dovuta alla sua massa non compatta, leggera e cedevole, alla base dei suoi utilizzi nel lavare e lavarsi, bagnare, pulire e detergere, si fa riferimento anche in senso metaforico. E così, il dolce lievitato è venuto particolarmente bene se è soffice come una spugna, uno scolaro che assorbe come una spugna è quello che spicca per la sua facilità di apprendimento; diversamente, invece, è un alcolista chi beve come una spugna. Di esperienza comune, anche per i più tenaci almeno una volta nella vita, è quella di gettare la spugna, cioè arrendersi, rinunciare, nonostante ci si sia battuti coraggiosamente o impegnati a fondo in qualcosa; e se dovesse capitare che ricordarsene diventi particolarmente spiacevole, allora sarà proprio il caso di dare un colpo di spugna.

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