LA PAROLA

Tamarro


Tamarro è una parola gergale utilizzata soprattutto dai giovani, per descrivere il modus vivendi di una persona definita nella fattispecie rozza o senza stile. Il classico tamarro veste brand pacchiani, con scritte gigantesche e ben visibili, che mette in mostra orgogliosamente. Ascolta musica da discoteca ad alto volume, sfreccia in città con macchine truccate sfoggianti neon, alettoni, adesivi e colori improbabili e non perde occasione di ostentare i propri modi maleducati.

Diverse sono state le variazioni e personificazioni di questo aggettivo nella società italiana nell’arco degli ultimi decenni; se ne può apprezzare una godibilissima galleria in molti dei personaggi della filmografia di Carlo Verdone.
Dal mitico Enzo di Un sacco bello del 1980, interpretato da un giovane Verdone che tenta invano di coinvolgere il riluttante Sergio (Renato Scarpa) in un viaggio a donne verso l’ancora oltre cortina Cracovia; passando poi per Ivano di Viaggi di Nozze del 1995, quello di «o’ famo strano», fino all’Armando Feroci di Gallo Cedrone del 1998, il “romanaccio” cialtrone che rimorchia donne per la strada a suon di complimenti coloriti e frasi da “provolone” – «Lo sai che c’hai n’soriso verticale da favola? Je manca solo a parola! Ma chi te l’ha scolpito, Michelangelo?» – che tanto hanno contribuito a certa iconografia caratterizzante l’italiano medio.

Il look di questi personaggi, fatta la tara alle mode passeggere, rimane sempre riconoscibile nel corso degli anni: grosse collane d’oro indossate su camicie sbottonate fino all’addome, occhiali da sole vistosi e pacchiani, spesso basettoni lunghi oltre maniera e portati con nonchalance al naturale o dubbiamente scolpiti. Aspiranti donnaioli sempre in cerca di nuove avventure; la costante del tradimento coniugale, e del viaggio come occasione per, è parte fondamentale di tutte le trame, forse a metaforizzare la ricerca di qualcosa di nuovo, della “svolta”.

Variante più contemporanea del termine tamarro, può trovare un sinonimo nel cosiddetto bimbominkia, l’odierno adolescente con scarsa cultura e altrettanto scarse proprietà linguistiche, che si esprime quasi esclusivamente con emoticons, acronimi ed inglesismi improbabili, sfoderando senza reticenze errori sintattici e svarioni di ogni genere. I bimbominkia vestono colori fluo, ispirandosi spesso e volentieri ad artisti di movimenti Emo/pop-punk melodici americani e fanno parte della generazione cresciuta con i social media, i selfie e gli youtuber influencer dai primi anni 2000 in poi.

Il tamarro, quindi, sembra essere andato incontro, nel corso degli anni, a una certa evoluzione, se così si può dire… Dal classico donnaiolo e lavativo, tronfio e sempliciotto, descritto in diversi film nazionali dal dopoguerra in poi a una versione moderna un po’ più sterile e decisamente meno simpatica, figlia dell’avvento dei social media.

Altri sinonimi di tamarro, adottati e convertiti in dialettismi locali possono essere: truzzo, tarro, zarro, coatto, fino a grezzo o ricottaro.

Tags