LA PAROLA

Incunabolo

Il termine “incunabolo” deriva dal latino incunabulum, cioè “in culla” e si riferisce proprio alla culla o alle fasce usate un tempo per avvolgere i neonati: esso è infatti il primo prodotto “dell’appena nata” arte tipografica, stampato con i caratteri mobili secondo la tecnica messa a punto da Gutenberg tra 1452 e 1455 e prodotto, entro la fine dell’anno 1500. Parliamo quindi di tutti i libri (chiamati anche quattrocentine) stampati dopo la sua Bibbia delle 42 linee, il primo libro a stampa arrivato completo fino a oggi. Se avete la curiosità di vedere come era fatto questo libro, il più antico e famoso al mondo, non dovete far altro che andare sul sito della British Library di Londra o su quello relativo al progetto Gutenberg Digital e seguire le istruzioni per accedere alla digitalizzazione del prezioso incunabolo.

Gli incunaboli, primi “libri moderni”, prodotti cioè in serie, con modalità “proto industriali” e riproducibili in gran numero, presentano delle caratteristiche comuni che non si ritrovano invece nei libri a stampa dopo il 1500, come per il fatto di non avere il frontespizio (creando così spesso non pochi problemi nell’individuazione dell’autore!) o il colophon, quelle note tipografiche poste all’inizio o alla fine del volume dove usualmente venivano inserite le notizie riguardanti lo stampatore. Ma soprattutto gli incunaboli mantenevano spesso ancora vari elementi di continuità nella loro realizzazione con i manoscritti medievali, come l’impaginazione e le decorazioni. Infatti, come molte volte succede quando si assiste ad una innovazione, ci volle diverso tempo affinché i lettori si abituassero all’idea di un libro non scritto a mano, costringendo così gli editori dell’epoca a cercare di far sembrare quanto più possibile i libri a stampa uguali ai manoscritti.

La stampa rivoluzionò tutto, allontanando dalla mano dell’uomo le lettere dell’alfabeto, che si materializzarono divenendo un insieme di piccoli caratteri componibili a disposizione del tipografo. I libri adesso circolavano con tutt’altra facilità rispetto a prima. Nei primi 50 anni di storia della stampa furono stampati circa 10 milioni di copie. Quasi da non credere se teniamo conto delle pochissime copie manoscritte che solo fino a poco tempo prima era possibile produrre in un anno.

Nel 1482 Venezia poteva essere considerata una delle capitali della stampa libraria, e proprio in laguna Aldo Manuzio divenne uno degli stampatori più famosi d’ogni tempo, considerato da tutti il primo editore moderno. Se Gutenberg inventò il torchio per la stampa dei libri, Manuzio fu invece quello che diede loro forma definita, ne intuì la bellezza e il potenziale, ne curò la grafica (tra le altre cose inventò anche il carattere corsivo), i contenuti e anche la sintassi. I suoi libri si identificavano dal celebre cartiglio con il motto festina lente “affrettati con calma”, che invece della tartaruga con la vela medicea a suo tempo utilizzato da Cosimo de’ Medici, veniva da lui raffigurato da un’immagine di un’ancora con un delfino.

Secondo gli esperti gli incunaboli ancora in circolazione in tutto il modo sono 450.000, e di questi ben 100.000 sono conservati nelle maggiori biblioteche italiane e della Città del Vaticano. Le raccolte più ampie e assai preziose si trovano a Londra (British Library), a Washington (Library of Congress), a Parigi (Bibliothèque nationale de France), a Monaco (Bayerische Staatsbibliothek), a Vienna (Nationalbibliothek), nella Biblioteca Vaticana e a Napoli (Biblioteca Nazionale). Notevoli per bellezza e rarità sono anche gli esemplari conservati a Firenze (Biblioteca Laurenziana) e a Manchester (John Rylands Library).