LA DATA

20 novembre 1820

«Chiamatemi Ismaele». L’epica voce narrante di Moby Dick, capolavoro di Melville, descrive in maniera impareggiabile  la lotta tra il capitano Achab e la balena bianca, la sfida tra il male dell’universo e il demoniaco presente nell’animo umano, come abbiamo già raccontato in questa pagina di TESSERE. Achab ha l’idea fissa di vendicarsi della balena che lo ha mutilato e a ciò si unisce una furia autodistruttiva: «La Balena Bianca gli nuotava davanti come la monomaniaca incarnazione di tutte quelle forze malvagie da cui certi uomini profondi si sentono rodere nell’intimo…», nella traduzione di Cesare Pavese.

Dell’odissea della baleniera Pequod si conosce tutto: la trama, i personaggi, il viaggio che diventa allegoria della natura umana dibattuta tra il dilemma dell’ignoto, il senso di speranza, la possibilità di riscatto che si può presentare da un momento all’altro.

Meno noto, probabilmente, il fatto che lo spunto per la storia di Moby Dick risale al 20 novembre 1820 quando una baleniera, la Essex fu appunto attaccata e speronata da un capodoglio.

Partita ai primi di luglio da Nantucket, agli ordini del comandante George Pollard, decise di spingersi al largo dell’Oceano Pacifico verso rotte inesplorate. L’inverno era alle porte e gli 800 barili di grasso di balena nella stiva erano considerati troppo pochi. Quando la vedetta, finalmente, annunciò la vista di alcuni capodogli, il comandante fece calare tre lance che si gettarono subito all’inseguimento del branco di balene entrate, in quel periodo, nella stagione degli amori.

Un maschio enorme, preso subito di mira dagli uomini della Essex, capovolse una delle lance. Due uomini si salvarono, presi a bordo dalle altre imbarcazioni. In un momento di calma il capodoglio si scagliò contro la stessa Essex. La nave, duramente colpita, non affondò subito ma gli uomini sulle lance e sul ponte ebbero un momento d’indecisione che si rivelò fatale. L’enorme balena riemerse, colpendo di nuovo, in maniera fatale, la nave.