LA PAROLA

Barbaro

Curioso che una parola, riferita nella sua prima accezione greca al balbettare incerto e incomprensibile, rimandi all’idea di un urlo feroce, ovvero quello del barbaro che minaccia la tranquillità quotidiana. La parola deriva, infatti, dal greco bárbaros che da “incapace di farsi capire” (perché balbuziente) è passata a significare straniero. Oggi questo termine è usato per definire gli avventurieri del populismo europei o addirittura alcuni terroristi affiliati all’islam radicale, mettendoli in opposizione all’establishment al potere.

Un paragone, oltreché improprio, anche offensivo per i barbari originali: sia i politicanti populisti alla ribalta, che gli orchetti barbuti dell’islam salafita non sono affatto alieni che tentano di radicarsi su una società pre-esistente, di creare qualcosa di nuovo o realizzare una dialettica storica nuova, anche senza esserne consci; sono rigetti medio e piccolo-borghesi di una società globale già esistente, mossi più dal desiderio di recuperare comodità perdute, piuttosto che da un vero disegno rivoluzionario, schiavi della materia nella forma di uno stile di vita, appunto, micragnosamente borghese.

Forse, in realtà, il barbaro è sempre stato un arrampicatore sociale, desideroso di far sue le luci delle città tanto invidiate all’uomo incivilito, più soffice e raffinato. L’eterno ritorno della competizione fra civilizzati e conquistatori non è altro che un perenne cartone animato alla Tom e Jerry.

Tutte le fantastiche immagini, come la bestia bionda che creò le nazioni europee dopo il collasso della pax romana, i serafici pellerossa che scrutano eterni orizzonti, il terribile conquistatore mongolo che sprezzante schiaccia civiltà millenarie sotto il proprio piede…dove sono davvero questi miti? Sono ormai lontani, svaniti. Oggi ci si accontenta di ridicoli pupazzetti, in un mondo dove appunto, persino i mostri che assediano la fortezza dei benpensanti anelano alle comodità e non certo ad una creatività distruttrice, all’inseguimento di un cavallo incantato, al taglio di un nodo irrisolvibile, all’annientamento di un impero antichissimo…oggi l’offerta umana che ci si può aspettare nella migliore delle ipotesi è un gangster o un avventuriero economico (questi due sono in realtà cugini).

Se esiste davvero una civiltà della tecnica globale che contiene in sé, indissolubilmente legati, tutti i maggiori poli demografici e culturali del mondo, allora tutti gli uomini vivono in un oikumene universale; ma allora, dopo la caduta inevitabile di questa stanca civiltà, da dove verranno i veri nuovi barbari? Ci attende solo un’eternità di tenebra polverosa e la scomparsa dello spirito dell’Uomo.