LA PAROLA

Cuccagna

Pieter Bruegel il Vecchio, Il Paese della cuccagna (Luilekkerland), 1567, olio su tavola –
Alte Pinakothek, Monaco di Baviera

Secondo wikipedia, il termine cuccagna deriva dal provenzale cocanha e questo dal gotico *o *kōka (torta), voce diffusa anche in ambito romanzo (in guascone coco, in catalano coca).

Proiettarsi nel favoloso regno della cuccagna non solo ha un sapore romantico ma crea spazio alla fantasia, al regno delle immagini colorate e dei suoni dove la melodia si mescola all’allegria… Il Paese della cuccagna è quello dove tutti, senza distinzione di età, sesso o condizione sociale, vivono felici e contenti, in mezzo all’abbondanza di ogni genere di piaceri, specialmente culinari, vere delizie per i più golosi.

È chiaro l’aspetto compensatorio di una tale stravaganza della mente quando è torturata dalla fame, dalle malattie e dalle guerre. Specie nel Medioevo, la vita del popolo era miserevole e precaria: la morte era sempre in agguato dietro l’angolo. Cosa c’era di meglio che ubriacarsi con immagini di ogni tipo di cibo in tale abbondanza da fare venire la nausea?

In tutta la letteratura mondiale si trovano specifici riferimenti a paesi immaginari dove l’uomo può finalmente vivere in pace senza l’assillo del quotidiano con i suoi innumerevoli problemi e disagi: cosa ci può essere di meglio della “Fonte della giovinezza”, la leggendaria sorgente simbolo di immortalità e d’eterna gioventù? Oppure del biblico “Giardino dell’Eden”, un pacifico giardino delle delizie messo a disposizione degli umani dal Dio creatore?
Nella letteratura orientale è famosa la descrizione del regno buddista di Shambhala, con la sua capitale a forma di fiore di loto con al centro palazzi costruiti in oro, argento e pietre preziose di ogni genere, che rendono splendente la città, dove crescono alberi dai legni aromatici che spargono un profumo intenso, dove gli uomini e i naga trascorrono il tempo in piacevoli attività su barche adornate di gioielli.

Queste fantasie impresse nell’immaginario collettivo hanno spinto a usare la parola cuccagna per descrivere una vita sensuale e spensierata o l’arrivo e il compimento di un evento piacevole, come potrebbe essere… una vincita alla lotteria!

Nel linguaggio corporeo, la cuccagna riporta a un gesto molto preciso che indica soddisfazione e contentezza: lo sfregamento delle mani fra loro, accompagnato da un borbottio di piacere della persona: ne siamo ancora capaci oppure l’asciutto mondo digitale ci permette solo d’inviare una emoy?

Da ricordare che nelle feste paesane di una volta esisteva l’Albero della cuccagna che i giovani sfidavano cercando di raggiungere la sommità per pendevano prosciutti e salami. Oggi qualcuno risalirebbe faticosamente il palo insaponato per un pezzo di prosciutto? Forse…in un paesino sperduto di qualche continente. Ci rimane la soddisfazione di ri-vivere intensamente le immagini che pagine eterne della letteratura ci hanno lasciato o che vecchi film ci tramandano, raccontando di un passato che ormai si è fatto storia.

Però, che bella parola spensierata!

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