LA PAROLA

Gentilezza

Il 13 Novembre è la giornata mondiale della Gentilezza.

La gentilezza, questa sconosciuta. È ancora un valore in questa società? È una virtù? O la sua mancanza è uno dei nuovi peccati mortali? Il dizionario d’italiano Treccani indica la gentilezza come una qualità, ossia come un attributo o proprietà morale o spirituale, ma anche dote, virtù, pregio… è una qualità che costella moltissimi aspetti della personalità umana: pare essere davvero un tratto fondante che definisce l’essere umano come persona. Scriveva l’imperatore e filosofo Marco Aurelio che la gentilezza è la delizia più grande dell’umanità.

Certo si può obiettare che anche gli animali, talvolta, possono essere gentili ma spesso la loro “gentilezza” è molto interessata alla pappa giornaliera o alla carezza gratificante. Nell’uomo la gentilezza si strappa dalla necessità e diviene, appunto, qualità morale, spirituale: non a caso nella nostra società prevalentemente materialista la gentilezza è scomparsa quasi del tutto.

Dove la troviamo oggi? È una domanda che provoca angoscia e fa riflettere, pensare, valutare possibilità. È difficile sapere dove cercarla; proviamo allora a facilitare il compito usando magari i suoi sinonimi: cortesia, amabilità, finezza, signorilità, educazione, delicatezza…e tanti altri dello stesso spessore. Ma queste parole hanno oggi una eco strana, quasi avessero perso il loro significato, sono prive di energia, sono vuote, sono forme, sono come frutti abbandonati sull’albero della conoscenza. Eppure, se mettiamo una mano sul cuore, sentiamo che la gentilezza è la cosa che ci manca di più, è paradossalmente quel quid che ci fa sentire profondamente a disagio, perché siamo impreparati e immersi in una società che diffonde la cultura della durezza e del cinismo. Non solo, una società che fondamentalmente arricchisce l’invidia e l’ammirazione per tutti quei narcisi che invadono il web o le copertine dei giornali: “influencer” in testa.

Dove si possono trovare oggi quelle qualità sopra citate? Nella curva Nord o Sud degli stadi di calcio? Nelle trasmissioni TV? Nella dialettica politica? Nelle file dei supermercati? Nel caos del traffico? È in questi luoghi che possiamo trovare galanteria, urbanità, tatto, buona creanza, grazia, leggiadria… (tanto per citare altri sinonimi di gentilezza)? O forse nelle aule scolastiche di ogni ordine e grado dove l’indiscriminata diffusione di siti come youporn distrugge la gentilezza dell’approccio sessuale e diffonde violenza e sottomissione? Oppure nei treni, nei metrò?

Questa è senz’altro l’epoca in cui tante persone si lamentano per la mancanza di gentilezza e verrebbe da dire che, forse, Z.Bauman ha dimenticato di raccontarci che la gentilezza è stata liquidata dalla società “liquida”!

Etimologicamente la gentilezza deriva dal latino gentilis, che, per estensione, significa di “buona stirpe”; quale persona o gruppo o società possiamo pensare sia di “buona stirpe”? Ardua domanda e ben più difficile risposta: ciao gentilezza…! Forse sei ormai un sogno dei tempi che furono quando la gentilezza era talvolta eccessiva e quindi diveniva pura formalità. Eh, sì, quella formalità che la generazione anni Sessanta ha cercato di annullare, nel desiderio di una dimensione più calda, più umana, più libera.

Forse è stata una battaglia sacrosanta che oggi esce sconfitta dall’eccesso opposto, relegando la formalità solo ai meetings ufficiali, servendo da cuscino protettivo alle dinamiche insite negli incontri fra consorterie, fra politici oppure a Natale quando le famiglie cessano le ostilità, aprono una tregua e il rito natalizio può aver luogo…ma per poco tempo perché la gentilezza diviene troppo rischiosa e la paranoia cresce e ne prende sottilmente il posto.

Scrivendo, appare sempre di più essere la gentilezza un vero dono per le società umane…un dono che potrebbe essere usato per spingere l’uomo verso una evoluzione di civiltà e non di distruzione come sta avvenendo sotto gli occhi attoniti di tutti, perché gentilezza significa anche ordine, armonia, quasi a sottolineare che la gentilezza non può che appartenere a una persona, a un gruppo, a una società che vive in armonia con se stessa e con il mondo.

Per concludere questa riflessione: la gentilezza, come tutte le qualità, come tutte le emozioni più sottili, rende la vita degna di questo nome e, soprattutto, degna di essere vissuta. Chi la denigra o l’attacca non fa altro che distruggere le nostre speranze più alte.

Sii gentile quando possibile. E’ sempre possibile. (Dalai Lama)

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