LA PAROLA

Guazzabuglio

Aristotele non conosceva il termine. Guazzabuglio, rifugge infatti dalla logica del maestro di Stagira anche se precede assai la sua epoca indicando azioni e situazioni nate, di fatto, con Adamo ed Eva. Non si sbaglia se ai due progenitori si attribuisce il primo guazzabuglio per creare il quale non ci vuole un esercito ma, a volte, bastano solo due persone poco inclini al compromesso e molto portati all’improvvisazione.

L’origine del sostantivo pare sia nella lingua latina ma neanche questo è certissimo. Forse, nel significato odierno del termine, si può leggere anche la sua natura nella quale due lemmi fanno a pugni. Guazza e buglio non costituiscono infatti un matrimonio riuscito. Guazza o anche guazzo, secondo la tesi più attendibile nasce infatti dall’acqua (latino aqua) e vive nella tranquillità di una superficie stagnante. Che tale resta anche per coloro i quali, con più fantasia, richiamano etimologie celtiche e indicano le parole gau, cioè ancora acqua, e azaz, cioè abbondanza. Buglio invece offre l’inquieto rimescolarsi di un liquido in ebollizione. Tanto è vero che alcuni dizionari lo introducono nella casa del verbo bollire (latino bullio, bullire) conferendo al termine perfino un richiamo onomatopeico, legato al brontolio dell’acqua che, in una pentola, ha raggiunto i gradi dell’ebollizione.

Dallo sposalizio dei due termini nasce il significato che i principali dizionari attribuiscono al sostantivo guazzabuglio, ovvero un miscuglio eterogeneo e disordinato di cose varie, materiali o astratte. Qualcuno avanza il raro uso come “acqua mista a neve” e altri si spingono verso significati decisamente più al passo con i nostri giorni. Così si trova l’indicazione di confusione, pasticcio, groviglio, baraonda, macello, pastrocchio e perfino i figurati Babilonia e ambaradan.

La lingua scritta e la lingua parlata usano indifferentemente guazzabuglio attribuendogli spesso una vena scherzosa che nei media e, i particolare modo nelle testate cartacee e nei social network, si caratterizza in accenti critici e vagamente ironici. Se l’accezione più in voga è ormai quella di confusione e caos, il termine guazzabuglio trova evidentemente usi frequenti quanto più la società vive momenti precari, di scarsa definizione, incerta origine e vaghi obbiettivi. E se proprio vogliamo riferirci alla nostra stagione politica e sociale, la constatazione dell’abbondanza di guazzabugli diventa prassi ormai quotidiana.

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