LA PAROLA

Compromesso

Bruno Munari, Supplemento al dizionario italiano

Dal latino compromissum da compromittĕre, composto di con– e promittĕre «promettere», «obbligarsi insieme»; nel suo significato più generico è un accordo, un impegno reciproco assunto da più persone di procedere a un’azione d’interesse comune. Ma – più puntualmente – il convergere della volontà di due o più persone verso un determinato comportamento nel reciproco interesse implica spesso una transazione, un accomodamento, un compromesso appunto. «Si viene a un compromesso» quando si arriva ad un accordo tra le opposte esigenze di due parti in contrasto per cui ciascuna delle due cede qualche cosa per risolvere la controversia. Da qui si intuisce facilmente l’uso del termine nel linguaggio corrente nel senso di contratto preliminare, soprattutto di compravendita.

Meno immediato invece è il viraggio verso la sua accezione negativa: «scendere a compromessi» o «fare un compromesso con la propria coscienza» vuol dire recedere parzialmente dai propri principi; chi «vive di compromessi» si ingegna in espedienti non sempre o non in tutto onesti, mentre «una persona compromessa» è di solito coinvolta in faccende poco pulite; e ancora, ci si trova davanti a qualcosa di irrimediabilmente danneggiato e non più risanabile se «la situazione è ormai compromessa».

Questo riportare, da parte del termine in questione, al concetto di messo a rischio, a repentaglio o in pericolo, ha a che fare con qualcosa di più arcaico, come la paura della perdita della propria integrità per esempio; la via di mezzo implica mescolamenti, ibridizzazioni, fusioni non sempre organiche di elementi eterogenei. Cedere qualcosa di sé viene vissuto più spesso come una perdita anziché come un fare spazio per accogliere il diverso e il nuovo; una distorsione comune, un “vizio di forma” si potrebbe dire, che, in disaccordo con i fondamenti della fisica, impedisce la crescita, l’evoluzione, il movimento.

In Italia, con l’espressione «compromesso storico» ci si riferisce alla strategia politica elaborata e sostenuta, tra il 1973 e il 1979, dal Partito comunista italiano, in seguito alla riflessione compiuta dal segretario Enrico Berlinguer sull’esperienza cilena del governo di Unidad Popular di Salvador Allende. Tale strategia si fondava sulla necessità della collaborazione e dell’accordo fra le forze popolari di ispirazione comunista e socialista con quelle di ispirazione cattolico-democratica, al fine di dar vita a uno schieramento politico capace di realizzare un programma di profondo risanamento e rinnovamento della società e dello Stato italiani, sulla base di un consenso di massa tanto ampio da poter resistere ai contraccolpi delle forze più conservatrici.

Sul compromesso, così scrive lo scrittore israeliano Amos Oz: «Sono un gran fautore del compromesso. So che questa parola gode di una pessima reputazione nei circoli idealistici d’Europa, in particolare fra i giovani. Il compromesso è considerato come una mancanza di integrità, di dirittura morale, di consistenza, di onestà. Il compromesso puzza, è disonesto. Non nel mio vocabolario. Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte. Sono sposato con la stessa donna da quarantadue anni: rivendico un briciolo di competenza, in fatto di compromessi. Permettetemi allora di aggiungere che quando dico compromesso non intendo capitolazione, non intendo porgere l’altra guancia a un avversario, un nemico, una sposa. Intendo incontrare l’altro, più o meno a metà strada. Comunque non esistono compromessi felici: un compromesso felice è una contraddizione. Un ossimoro».

Assimilabile al senso di compromesso è anche il concetto di flessibilità caro ai taoisti; negli insegnamenti di Lao Tzu si trova spesso l’esortazione ad abbandonare la rigidità, presupposto imprescindibile per conoscere “la via”, il Tao, o saggezza, felicità, che dir si voglia: «Ciò che è flessibile riesce a crescere», «Cerca di essere flessibile e rimarrai al centro», «Il saggio non ha una mente rigida: egli è capace di mettersi nei panni altrui».

Compiere il percorso che porta alla saggezza, dunque, è imparare ad essere flessibili, capaci di adattarsi alle circostanze e di fluire con le cose, riuscire a mettersi nei panni altrui, capirne le ragioni, avvicinarsi: in altre parole, compromettersi.

Fonti e approfondimenti: Vocabolario Treccani

Amos Oz, Contro il fanatismo, Feltrinelli 2004

Lao Tzu, Tao te Ching, VI-III sec. a.C.

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