LA PAROLA

Io

Io, pronome personale singolare. Cos’è in grammatica ce lo dice la Treccani, con tutte le spiegazioni del caso. Ma questa parola così breve che mettiamo sempre in mezzo si definisce in tutte le sue sfumature in psicologia, e sta al centro del discorso filosofico dai tempi di Cartesio.

Il filosofo Bertrand Russell diceva che il nostro io non è un frammento molto importante del mondo, ma non è sembrata un’ipotesi rassicurante: nonostante le dichiarazioni di modestia, molti considerano il proprio ego non solo molto importante, ma spesso addirittura l’unica cosa importante.

Per Sigmund Freud l’Io sta in mezzo fra le pulsioni dell’Es – la bestia – e il Super Io, il domatore, e cerca di cavalcare come può la situazione. In psicoanalisi l’Io corrisponde all’Ego, e gestisce meccanismi di difesa come rimozione, sublimazione, formazione reattiva, scissione, proiezione. Ci si protegge, dunque, per affrontare la realtà; l’io è uno schermo, un ricettore, un polo che scinde le informazioni e le riorganizza a proprio uso.

In qualche caso l’io si guarda bene dal fare l’attuatore dei meccanismi di difesa e di stare in mezzo fra l’es e il super Io, e allora gli piace dilagare e prendere terreno, si mette al centro e diventa forza dominante, passa pure sopra al cuore, se necessario. Di solito quando fa così si chiama ego, il nome latino dell’io, da cui derivano anche i suoi epiteti più famosi, egoista ed egocentrico.

Si può essere egoisti per natura o d’occasione, ma in ogni caso ci vuole qualcuno verso cui esserlo. Per fare qualche verifica personale si può rivedere il famoso film di Alessandro Blasetti Io, io, io e…gli altri, nel quale il protagonista (Walter Chiari) indaga sull’egoismo umano e finisce per rivedere suo malgrado il proprio rapporto con gli altri.

L’egocentrico invece non ha bisogno proprio di nessuno, basta a sé stesso, anche se naturalmente non disdegna un folto pubblico: del resto è il minimo, è il centro del mondo! Se in rete si trovano pagine tipo «come capire se sei egocentrico: 21 passaggi» oppure «come affrontare gli egocentrici: 11 passaggi», o anche «6 segnali che state uscendo con un egocentrico», magari significa che è un bel problema, almeno per gli altri. Non la pensava così Salvador Dalì, talmente soddisfatto di sé da dichiarare:  «Ogni mattina mi sveglio e, guardandomi allo specchio provo sempre lo stesso ed immenso piacere: quello di essere Salvador Dalì». Non ci scherzava nemmeno Andy Warhol, ossessionato a tal punto da se stesso da autorappresentarsi spesso e volentieri; del resto il suo Io artistico fu una costruzione che lo impegnò tutta la vita.

Un buon esempio di egocentrico ce lo dà Alberto Sordi nel Marchese del Grillo, quando pronuncia la battuta più nota del film, diventata quasi proverbiale:

 

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