DIALOGARE IN PACE ENERGIE IDEE VISIONI

La musica che unisce

"MioMondo" è uno spettacolo musicale e teatrale multietnico, che regala 90 minuti di emozione e poesia. La risposta alla xenofobia, al razzismo, al "rimandiamoli a casa loro", ideato da tre grossetani nel 2018 e da allora in tournée nelle piazze toscane

Un ponte ideale di musica e parole, tra culture e generazioni, che unisce mondi e popoli attraverso la reciproca conoscenza. Là dove non arriva la partecipazione, la solidarietà, la pietas, arrivano le emozioni e il cuore, con il linguaggio universale, in questo caso, della musica.

Lo spirito di MioMondo, lo spettacolo nato nel 2018 che sta girando le piazze della Toscana è questo: un “musiracconto” suonato, cantato, ballato e recitato, che vede la collaborazione di artisti professionisti e non, alcuni di loro incontrati nei centri di accoglienza, che coinvolgono il pubblico attraverso un dialogo interculturale fra persone di diversa età, provenienza, esperienza e storia personale: bambini, giovani, adulti, stranieri e italiani, uniti in un’impresa creativa comune. Ciascuno di loro porta una storia, cui è legata una canzone, una filastrocca, un ballo tradizionale, una ninnananna, in un mosaico composto da tante tessere e un unico disegno.

Basta scorrere i nomi dei musicisti e dei cantanti per avere un’idea di “multietnicità”: Mavis Aduhene, arriva dal Ghana, cantante; Anastasia Cherkasova, pianista professionista, russa; Samuele Boscagli, batterista; Alla Aleksandra Buhanevici, cantante, ucraina; Elena Cherkasova, russa, violinista professionista e cantante; Mamadou Mdoup, senegalese, pecussionista; Jasmine El Gamrani, padre marocchino, madre giapponese, cantante; Obina Israel, rapper, viene dalla Nigeria; Kebba Susso, dal Gambia, cantautore, suonatore e costruttore di balafon; Abdoulaye Niang, dal Senegal, cantante con una voce potente e calda; Francesco Terribile, bassista; Paolo Mari, chitarrista e compositore, cui è affidata la direzione artistica dello spettacolo, ideato insieme a Davide Braglia, direttore del Centro didattico musicale Rockland di Grosseto, e Anna Del Vacchio, insegnante: sua è l’idea, la sceneggiatura e la regia di questo spettacolo in cui sono inseriti anche due brani cantati in lingua dei segni, secondo la metodologia “mani cantanti”, da lei ideata. Sul palco anche un gruppo di attori, Maria Francesca Lazzi, Giuseppe Di Maggio, Daniela Maddaluno, Gioia Pippi, Nicholas Scorza, Mirko Angelici, Marco Eugenio Martini, Adelaide Agnoletti, Alessandro Detti, Brenda Vannozzi, Fabio Bisciarri che seguono la parte “recitata” dello spettacolo.

Paolo Mari

«MioMondo – spiega Paolo Mari – è nato grazie al bando MigrArti, emesso nel 2018 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per promuovere l’integrazione dei migranti tramite l’arte e la cultura, poi ha ottenuto un contributo della Regione Toscana a sostegno dei progetti di valore sociale. Con Davide e Anna, ci siamo messo intorno a un tavolo e, ciascuno con le proprie competenze, abbiamo ideato lo spettacolo. Il passo successivo è stato mettere insieme il gruppo. E qui a parte Elena, Anastasia e io, che siamo musicisti professionisti, abbiamo coinvolto i ragazzi della scuola di musica, poi abbiamo fatto delle piccole audizioni nei centri di accoglienza della provincia di Grosseto, selezionando molte delle persone che si possono ammirare sul palco».

Uno spettacolo controcorrente e “fuori moda”, in un momento in cui, invece, va per la maggiore la parola “sicurezza” in difesa di piccoli privilegi, che a nessuno dei disgraziati che arrivano sfiniti sui barconi (se arrivano) in cerca di un mondo migliore, verrebbe mai in mente di mettere in discussione.

«Sono orgoglioso di contribuire con la musica e il teatro, insieme ai miei collaboratori, a dimostrare che una convivenza pacifica e interattiva è possibile – aggiunge Paolo – a dare un senso alla presenza di tanti stranieri e straniere nel nostro Paese, che spesso hanno tantissimo da dare e da imparare: la musica ha questo potere, rende possibile la comunicazione e la collaborazione anche quando le lingue sono diverse, favorisce la convivenza e crea un’atmosfera di pace e di positività, prima di tutto in noi sul palco, poi anche a chi ci ascolta. La musica ha un potere che va ben oltre l’intrattenimento e il divertimento, ha un valore sociale, è una forma di comunicazione molto più immediata e diretta, poetica e suggestiva; è emozione, capace di far arrivare messaggi che sarebbe difficile far capire altrimenti».

Questo è il leit motiv di tutta la carriera musicale di Paolo Mari, nato a Milano 55 anni fa, trapiantato in Maremma nel 1987, musicista e compositore autodidatta (suona la chitarra, il basso, l’armonica e il pianoforte), insegnante di musica, autore di quattro libri sulla world music e di due cd: la musica come lingua universale, che ha nel melting pot di razze e culture la sua vera forza.