In rumeno: timp; in provenzale: tempz, tems; in francese e catalano, invece: temps. In spagnolo: tiempo e in portoghese, fatta salva la pronuncia che vocalizza la “T” iniziale spinta fuori dai denti, invece che dentro l’arcata dentale come nella nostra pronuncia, uguale al nostro: tempo. Dal latino Tempus che alcuni associano al sanscrito: tàpas (calore), attribuendogli la nozione primitiva di “tiepido”. Tempo, in ogni caso, nel significato etimologico della parola: “La durata misurabile, di tutto ciò che è.”
Definizione non distante secondo una delle tante riportate dalla enciclopedia Treccani: «Intuizione e rappresentazione della modalità con cui i singoli eventi si susseguono e sono in rapporto l’uno con l’altro (per cui essi avvengono prima, dopo o durante altri eventi), vista , o come fattore che trascina l’evoluzione delle cose o come scansione ciclica e periodica, a seconda che si enfatizzino l’irreversibilità delle vicende umane o il ricorrere degli eventi astronomici; tale intuizione è condizionata da fattori ambientali (i cicli biologici, il succedersi del giorno e della notte, il ciclo delle stagioni ecc.) e psicologici (gli stati della coscienza e della percezione, la memoria) e diversificata storicamente da cultura a cultura».
Conoscere il significato della parola tempo è cosa semplice da farsi. Un vocabolario, una enciclopedia, navigare in rete, ci offrono la possibilità di un sapere più approfondito che spazia in vari ambiti: fisici; matematici, scientifici, psicologici. Parlarne è un po’ diverso. Per ognuno di noi, al di là del significato etimologico, enciclopedico, come percezione, è visione ed esperienza soggettiva. Soggettivo come può essere il significato stesso che il dizionario fornisce.
Del “tempo”, più che della parola, vorrei riferire. Non siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, ma di tempo. Prima ancora di essere “fatti”. Tempo come determinazione stessa di ognuno di noi. Il nostro essere concepiti. Il nostro formarci all’interno di un grembo. Il nostro nascere. Il nostro apprendere. Il nostro crescere. Il nostro amare, vivere, mangiare, bere, dormire, fare l’amore. Sognare. Pensare. Morire. Ogni cosa del nostro essere e del nostro fare, è determinata da scansioni di tempo. Noi stessi siamo eventi di tempo inseriti, si potrebbe dire, nella vita. In realtà nel tempo.
“In principio era il verbo”. No, il principio è stato ed è il tempo. O almeno, è ciò che, per noi, ne può determinare un inizio. Quindi, una misurazione. Tra un prima e un dopo, esiste, o lo abbiamo fatto esistere, qualcosa a cui abbiamo dato il nome di tempo. Quanti anni hai? Da quanto tempo siete sposati? Da quanto tempo hai la macchina? Quando andrai in pensione? Ma da quanto tempo è che sei in queste condizioni? Di quante settimane sei? Fra tre anni, andrai a scuola.
Tempo. La nostra vita valutata e misurata in tempo.
Tempo che passa. Il senso del tempo. Tempo in movimento. Tempo sospeso. Il mio e il nostro. Che non è lo stesso. Tempo mancato. Mancanza di tempo. Mancanza/Assenza. In attesa di tempo che diventi lo stesso. Tempo congiunto, il mio e il nostro, che anche se congiunto, non fa lo stesso tempo.
Tempi moderni. Passa tempi. Carpem Diem. Tempo libero. Andare a tempo. Tempo musicale. Ritmo del tempo. Mantenere il tempo. Spazio / tempo. Tempi di volo. Tempi compressi. Tempi repressi. Tempi ristretti. Tempi semplici e tempi composti. Tempi supplementari. Tempo futuro. Tempo passato. La porta del tempo. Fuori tempo. Tempo massimo. Non è tempo. Chi ha tempo, non aspetti tempo.
Quanto tempo ha il tempo? Quanto ne è trascorso? Quanto ne deve ancora trascorrere? Quanto? Da quanto tempo siamo qui? Da quale tempo veniamo? In quale tempo andiamo? Credo che l’atto finale, il significato del perché noi si sia qui, qui in questo tempo, in questo luogo, stia nel fatto che facciamo parte di una comunità esistente del e nel tempo; che non si sa da dove viene ma che, proprio nel nostro passaggio dell’essere qui, continua ad esistere.
Penso che il nostro compito, compito che ci viene dato dal “tempo”, sia quello di ricordare ciò che siamo stati nel nostro tratto di percorso nel tempo, e consegnarlo come memoria ad altri che nel “tempo” verranno. Memoria, non solo come individui, ma anche come il risultato di milioni di evoluzioni, di cambiamenti, di ciò che noi, tutti noi, siamo, e nel contesto (o disegno) in cui noi tutti lo siamo e ci troviamo.
Evoluzioni; cambiamenti; aggiustamenti vari per continuare a vivere; a respirare. Intuizioni istintive; percezioni, vibrazioni dei sensi, con l’obiettivo finale di “stare”; di continuare a stare qui. Un processo d’inerzia attraverso ciò che viene definito “tempo”. Un processo innescato in chissà quale tempo. In un tempo senza tempo. In un tempo in movimento. Non figli delle stelle ma, ancora più immateriali, figli del tempo. Abitatori del tempo in ogni tempo. Tra il divenire di una cosa e il suo essere accaduta, ci siamo noi. Noi, come residuo, come successione del “prima” e del “dopo”. Noi come fantasmi nel tempo. Il tempo stesso che diventa fantasma. E se il tempo diventa un fantasma, allora esso può sbiadire, dissolversi e annullarsi. Un’entità assolutamente soggettiva che può ampliarsi o contrarsi quando incontra le nostre emozioni. Un semplice attimo può così divenire infinito e un intero anno ridursi a pochi, brevi, scoloriti ricordi. Tempo!
Pensare che ero partita per scrivere di tutt’altro e sono finita in questo “delirio”. Scherzi del tempo.