LA PAROLA

Meteorologia

Dal callo alla tecnologia… e ritorno

Rosso di sera beltempo si spera, cielo a pecorelle pioggia a catinelle. Meteorologia dell’osservazione non scientificamente soddisfacente, un po’ come il rabdomante che trova l’acqua a dispetto dei santi.

Ma non prendiamo sottogamba l’argomento nei cui risvolti si celano importanti implicazioni anche filosofiche e psicologiche. Tanto per familiarizzare col tema facciamo un breve e grossolano giro nella storia.

Già gli antichi babilonesi si interessarono ai fenomeni atmosferici e a tentare di prevedere le evoluzioni del tempo, indagando le caratteristiche delle nubi e degli astri. Teofrasto, un allievo di Aristotele, catalogò 80 previsioni di pioggia, 50 di temporale e 24 di tempo sereno sulla base dell’osservazione dei fenomeni.

Nel Medioevo le previsioni venivano elaborate utilizzando come riferimento la posizione di pianeti e stelle. Progressi in campo meteorologico si verificarono tra il Cinquecento e il Seicento, quando furono disponibili strumenti più accurati. Leonardo progettò un igrometro per misurare la l’umidità dell’aria, Galileo, costruì un termometro nel 1607, seguito dall’invenzione del barometro da parte di Evangelista Torricelli nel 1643. L’anemometro per la misurazione della velocità del vento fu costruito nel 1667 da Robert Hooke.

Nel Settecento l’elenco dei più importanti strumenti meteorologici fu completato dall’igrometro a capello per misurare l’umidità, costruito nel 1780 da Horace de Saussure. Nel 1878 venne fondata l’Organizzazione meteorologica internazionale che molti anni dopo diverrà “mondiale”.

Nel 1881 venne lanciato in Francia il primo pallone sonda senza uomini a bordo, con un meteorografo (strumento che registrava automaticamente temperatura, pressione e umidità). All’inizio del XX secolo i progressi nella comprensione delle dinamiche atmosferiche portarono alla creazione delle moderne previsioni del tempo calcolate su basi rigorosamente matematiche. Nel 1960, il lancio del TIROS-1, il primo satellite meteorologico funzionante, segnò l’inizio di un’era di diffusione globale delle informazioni meteorologiche.

Ma cos’è la meteorologia? Prendiamo a prestito la definizione di Wikipedia:
«Nell’ambito della Meteorologia si studiano sia fenomeni di breve durata, sia l’andamento medio del meteo nell’ambito di una regione in un certo lasso temporale. Questa scienza ha infatti l’obiettivo di misurare dati istantanei e fornire previsioni su determinati eventi futuri, ma anche quello di registrare l’andamento climatico osservando i parametri atmosferici sul lungo periodo. Tuttavia occorre sottolineare che mentre il tempo atmosferico è definito come l’insieme delle condizioni atmosferiche in un certo istante temporale su un dato territorio, il Clima invece è l’insieme delle condizioni meteorologiche medie di un territorio su di un arco temporale di almeno 30 anni, come stabilito dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), per cui talune analisi che si riferiscono in primis all’ambito meteorologico non possono essere estese all’ambito climatologico essendo questo una media statistica sul lungo periodo. La disciplina che si occupa invece dello studio del clima è la climatologia. Quindi la Meteorologia ha come finalità ultime la comprensione dei fenomeni atmosferici a breve scadenza con relativa previsione, la climatologia studia invece i processi dinamici che modificano le condizioni atmosferiche medie a lunga scadenza come ad esempio i cambiamenti climatici».

L’attuale scienza si è dotata di sofisticatissimi strumenti per tentare di garantirci previsioni sempre più puntuali affinché il nostro tempo non sia sprecato in inutili programmazioni: radiometri e scatterometri localizzati su satelliti meteorologici misurano l’energia elettromagnetica reirradiata dal pianeta verso lo spazio esterno, fornendo quindi un’immagine dello stato dell’atmosfera e della presenza di nuvole; palloni sonda attraversano verticalmente l’atmosfera per ottenere profili verticali di pressione, temperatura, umidità e vento (sono per ora la principale fonte di dati per i modelli meteorologici); radar meteorologici irradiano energia elettromagnetica e ricavano informazioni sull’atmosfera analizzando le caratteristiche del segnale da essa riflesso. Sono utilizzati per individuare eventi di precipitazione, stimarne l’entità e prevederne l’evoluzione a breve termine, e in alcuni casi per sondare la struttura interna delle nubi. Possono essere installati a terra o su satellite. Due classi di radar: radar Doppler per misurare la componente radiale della velocità del vento e radar polarimetrici che sfruttano l’informazione sulla polarizzazione del segnale riflesso per stimare in maniera particolarmente accurata l’intensità della precipitazione.

E chi più ne ha più ne metta! La meteorologia si è adeguata alle nostre esigenze di uomini moderni, venendo meno alla sua primaria funzione, diciamo così, agricola. Non possiamo più “perdere tempo”, ed il nostro tempo fisico si lega a quello meteorologico. Non è più il tempo contadino della terra, è il tempo della vacanza, col suo bollettino della neve e del mare, quello che non deve rovinarci il viaggio più che il raccolto. Ci affidiamo alle previsioni televisive avendo perso il contatto con la natura che invece consentiva al contadino di leggerla e interpretarla attraverso segni a noi oramai incomprensibili.

Le previsioni contadine hanno una tradizione molto antica. Il contadino, osservava il cielo, cercando dei punti fissi lungo gli orizzonti e scrutava i più disparati particolari utilizzando conoscenze fondate sulla lettura e interpretazione dell’ambiente in cui viveva e che difficilmente tradivano le attese. Un vademecum tramandato oralmente attraverso i proverbi e i detti popolari ma anche di rituali di buon raccolto come i Fuochi di S. Giovanni, falò accesi nei campi considerati propiziatori e purificatori.

Anche il nostro corpo svolge, nel suo piccolo, il ruolo di meteorologo. Ad esempio il famoso callo che ci segnala il tempo che cambia, dolori articolari, sonnolenza e sensibilità di varia natura. Tutti “sentiamo il tempo” ma c’è un discrimine nel sentire il tempo che cambia e divide i meteorosensibili, vulnerabili a disturbi semplici e che in Italia sono circa il 40% della popolazione, dai meteoropatici, che hanno un calo sostanziale della qualità della vita e rappresentano il 5% della popolazione. L’Istituto di Psichiatria del Policlinico Gemelli di Roma ha realizzato un test che chiunque può fare in pochi minuti per scoprire se è meteorosensibile o meteoropatico: il questionario METEO-Q.

In ultima analisi, come ci spiega il professor Carlo Alberto Augieri ordinario di Critica letteraria e Letterature comparate nell’intervista Viaggio nell’immaginario e nel linguaggio della meteorologia, «esprimiamo un senso di comodità e arroganza nei confronti del tempo, che deve conformarsi alle nostre abitudini, per cui essere discordanti rispetto al tempo denota squilibri emozionali tra i concetti, per esempio, di famiglia, abitudine, vacanze (… ) l’espressione “perdere tempo” è estremamente legata alla nostra epoca, quando stava nascendo la società mercantile. Prima non si guardava al tempo come qualcosa che si perde o si guadagna. Dobbiamo riflettere sul processo mentale che ha trasformato il tempo come una quantità (….) Il tempo meteorologico era più intrinseco alla vita contadina, dove il lavoro era in stretta connessione con questo. Raccolti e semina erano legati al clima. Vi era una relazione stretta tra natura e cultura, lavoro e produzione agricola. Possiamo dire che la società industriale pian piano ci emancipa dalla dipendenza dal clima. Ora è più in rapporto alla vacanza, lo abbiamo turistizzato o sportivizzato. L’andare o meno in un posto è legato al clima»