LA PAROLA

Naufragio

Dal latino naufragium, composto da navis, nave e fragĭum (dal verbo frangĕre, rompere), la parola naufragio indica la «sommersione o perdita totale di una nave per grave avaria del suo scafo». Può essere dovuto all’azione di elementi naturali, all’urto o alla collisione contro un ostacolo, a un incendio o a un’altra causa di forza maggiore.

Questo sostantivo è tornato tristemente di attualità, soprattutto sui media europei, per descrivere la sorte di molte imbarcazioni cariche di fuggiaschi, che dalle coste dell’Africa cercano di raggiungere l’Europa, ma di naufragi sono piene la storia e le arti: dalla pittura al cinema, dalla poesia alla fotografia.

È un naufragio quello rappresentato nel celebre dipinto del pittore francese Théodore Géricault, La zattera della Medusa, dove corpi stanchi e martoriati combattono con la furia degli elementi. Ed è un naufragio il climax intorno al quale si sviluppa la storia d’amore raccontata nel film Titanic di James Cameron, ispirata alla tragica vicenda che interessò l’omonimo translatantico britannico nell’aprile del 1912, raccontata qui anche da TESSERE.

E ancora, uno dei più celebri naufragi della letteratura è quello raccontato da Daniel Defoe nel suo Le avventure di Robinson Crusoe, del 1719 che, scritto nel pieno dello splendore dell’Illumismo britannico, ne riporta proprio il concetto base, ovvero che l’uomo, con le sue abilità e il suo ingegno, è artefice della propria fortuna e, nel caso dello sciagurato Crusoe, della propria salvezza. Naufraga anche Antonio, l’usurpatore del titolo di duca di Milano nel dramma di Shakespeare La tempesta. In questo caso, però, gli elementi della natura vengono sapientemente orchestrati da Prospero, il vero duca, che desidera restituire alla figlia Miranda il ruolo che le spetta.

Tornando alla realtà e ai giorni nostri un altro famoso naufragio è quello della Concordia (qui la storia raccontata su TESSERE), la nave da crociera affondata drammaticamente nel gennaio 2012 sugli scogli dell’isola del Giglio, costata la vita a 32 persone.

Il concetto di naufragio porta sempre con sé un elemento tragico ed è per questo che, anche nel suo senso figurato, il termine evoca situazioni di difficile recupero: quando un’impresa è naufragata significa che è miseramente fallita, così come un matrimonio, che se naufraga termina con un evidente insuccesso.

Eppure, come dimostrano gli esempi citati, che sono solo alcuni dei tanti incidenti presenti nel nostro immaginario e nel nostro bagaglio culturale, il naufragio affascina la nostra mente: quando non è reale, ci sfida a sopravvivere, ad impegnarsi, a raggiungere la costa e risalire sulla terra ferma.