LA PAROLA

Piada


Da Wikipedia: La piadina romagnola, o anche piada, di cui piadina era in origine il diminutivo, è un prodotto alimentare composto da una sfoglia di farina di grano, strutto o olio di oliva, bicarbonato o lievito, sale e acqua, che viene tradizionalmente cotta su un piatto di terracotta, detto teglia (teggia in romagnolo), ma oggi più comunemente viene cotta su piastre di metallo oppure su lastre di pietra refrattaria chiamate testi (tëst in dialetto). È, per dirla con Giovanni Pascoli, «il pane, anzi il cibo nazionale dei Romagnoli»: in realtà, lo era innanzitutto per i più poveri. Nella Romagna interna si prepara leggermente più spessa, mentre sulla costa, ad esempio nel riminese, è tirata più sottile.

Con il Regolamento 1174 del 24 ottobre 2014, pubblicato in data 4 novembre 2014 sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea è stata registrata come Indicazione geografica protetta la piadina romagnola / piada romagnola anche nella variante “alla Riminese”. Il marchio IGP è il risultato di oltre dieci anni di battaglie del Consorzio di tutela e promozione della piadina romagnola, fondato da quattordici produttori in rappresentanza di tutto il territorio interessato.

La prima diatriba è tutta romagnola: piada o piadina? Pìda o piadéina? Qui sta la ratio: da Savignano sul Rubicone in su è piadina, un po’ grossa, spesso fatta con lo strutto. Buona, certo, ma diversa da quella che fanno da Santarcangelo in giù, la piada, pìda, più sottile, fatta spesso con l’olio. L’autonomia romagnola è dunque doppia, ma forse anche quadrupla se si considera il fatto che non sempre gli ingredienti sono gli stessi: la farina è uguale, ma si può condire con strutto od olio di oliva. Un disciplinare realizzato qualche anno fa su iniziativa della Romagna ha dato l’IGP, ammettendo varianti.

Parenti serpenti accordatisi per via burocratica. Lì invece chi deve vincere è il gusto personale. Pensate che a metà del 2000 su iniziativa dell’allora segretario del Pd di Rimini, o era ancora Ds, sì era Ds, Riziero Santi, ci si sfidò sulla congruità della piada alla nutella: orrore per alcuni puristi, leccornia totale per altri futuristi. Rimini comunque la bocciò con dibattiti seri alle feste dell’Unità, ma come tutte le questioni interne alla sinistra tutto restò possibile. Come tutti i problemi un po’ più seri che dividono più che unire: attualità docet.

Eppure i marinai e i pescatori antichi erano ghiotti di piada con i sardoni, o sardoncini, che detto alla moderna è pesce azzurro. Alla festa del Borgo di San Giuliano si può ancora trovare, ma è più frequente, nell’arco costituzionale romagnolo, trovarne con il roast beef (da “Nud e Crud” vicino al ponte di Tiberio e alla “Casina nel bosco2 a Marina sono super), squacquerone e rucola, prosciuttino, melanzane e pancetta, e altre varianti, tutte le possibili. In fin dei conti piada piadina pìda piadèina sono icone della Romagna e come tutte le icone si adattano ai gusti ed alle tradizioni che nel piccolo spazio di un chilometro cambiano, anche radicalmente.
S’è fatto tardi, una bella pìda col parsott ci aspetta.

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