LA PAROLA

Scaldarancio

Lo scaldarancio era un rotolino di pochi centimetri di altezza e altrettanti di diametro, di carta imbevuta di paraffina, grasso o cera che, una volta acceso, veniva usato durante dai soldati al fronte, durante la Prima guerra mondiale, per scaldare il pasto. Il rancio, appunto.

Appena fu chiaro che quel conflitto sarebbe stato essenzialmente una guerra di posizione e si sarebbe protratto per lungo tempo, uno dei tanti problemi da affrontare fu quello di reperire un combustibile rapido e leggero che consentisse ai soldati – lontani dai centri di rifornimento delle retrovie – di consumare un pasto caldo in trincea, anche in condizioni climatiche di estrema difficoltà. Ecco allora che tornò utile questo semplice quanto efficace strumento, una specie di torcia che riusciva ad ardere per diversi minuti, riscaldando la gavetta e il cibo. Per la confezione bastavano vecchi giornali e l’impegno di volontari disposti a dedicare ore di lavoro. La produzione degli scaldarancio, infatti, alimentò la solidarietà di molti cittadini che, riuniti in appositi comitati e associazioni benefiche si prodigarono nel l’incessante confezionamento dei preziosi rotolini.

Furono coinvolti anche gli alunni delle scuole, i mutilati di guerra e i convalescenti degli ospedali. Nel 1916 ne furono inviati al fronte più di 23 milioni. Prima degli assalti inoltre venivano distribuite anche dosi di cibo più consistenti con l’aggiunta di gallette, scatole di carne, cioccolato e liquori. Indicativamente, ciascun soldato riceveva ogni giorno 650 grammi di pane, 150 grammi di carne, 100 grammi di pasta o riso, talvolta frutta e verdura e, quando andava bene, anche un quarto di vino e caffè. Ai soldati italiani nel corso del conflitto furono distribuite qualcosa come 200 milioni di scatolette.

Del resto, fu proprio durante la Prima guerra mondiale che, per far fronte anche ai problemi di approvvigionamento alimentare, vennero sviluppati nuovi sistemi nel campo della preparazione, confezionamento e conservazione dei cibi, dalla carne in scatola, alle gallette, dalle bustine del tè alle tavolette di cioccolata, solo per citarne alcune. Senza dubbio la Grande Guerra cambiò l’Italia, anche a tavola!

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