LA PAROLA

Tradimento

Il dizionario Treccani recita: «Dal latino tradimentum è già presente nel latino medievale della fine del secolo 12°. L’atto e il fatto di venire meno a un dovere o a un impegno morale o giuridico di fedeltà e di lealtà: tradimento di un’idea, di una causa, dei compagni di lotta, di un amico; con particolare riferimento al dovere o all’impegno di essere fedele al coniuge o alla persona cui si è uniti da un rapporto d’amore e d’affetto…».

Parola antica, antica come l’uomo e la donna, se si vuol credere al racconto biblico della cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre perché colpevoli, col gesto di cogliere il frutto proibito, di aver tradito la fiducia che Dio aveva riposto in loro.

E poi Giuda che per trenta denari avrebbe tradito il figlio di Dio, Gesù, consegnandolo ai suoi carnefici.

Ma come è più giusto parlare di amore al plurale, perché tante sono le forme in cui l’amore si esprime (amore per il partner, per i figli, per i genitori, per gli amici, per gli animali, per una causa ecc. ecc.), così la parola tradimento si declina in un’infinità di modi e può assumere significati diversi o addirittura opposti, e suscitare reazioni diverse a seconda delle epoche o delle sensibilità.

Si pensi ad esempio a Bruto e Cassio che assassinarono Cesare nel bel mezzo del Senato. Fu tradimento, è vero, ma Cesare agli occhi dei suoi uccisori e dei difensori della “democrazia” si era macchiato del tradimento della Repubblica assumendo su di sé poteri assoluti.

Galileo si potrebbe dire che tradisce almeno due volte: quando infrange le false credenze dell’astronomia dicendo come stanno davvero le cose e quando delude chi crede si debba esser duri e puri in eterno abiurando. Ma è difficile fare un passo in avanti nel sapere senza tradire qualcosa.

Oppure che dire di Francesca da Rimini che tradì il marito col di lui fratello, Paolo, e fu per questo spedita da Dante fra i lussuriosi all’inferno? «Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona…», scrive il poeta nel Canto V della Divina Commedia; non è forse diventata la tragica storia di Paolo e Francesca il simbolo dell’amore romantico, appassionato e tragico?

«Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo bene, perché, ditemi, chi non si è mai innamorato di quella del primo banco, la più carina, la più cretina, cretino tu, che rideva sempre proprio quando il tuo amore aveva le stesse parole, gli stessi respiri del libro che leggevi di nascosto sotto il banco….», canta Antonello Venditti, ma in quella stessa canzone, Compagno di scuola, ha parole di tutt’altro genere riferendosi ad un altro tipo di tradimento, quello delle idee: «Compagno di scuola, compagno di niente ti sei salvato dal fumo delle barricate? Compagno di scuola, compagno per niente ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?»

Tanti i traditori celebri nei miti, nella storia e nella letteratura, ancor più le traditrici che, trattandosi di donne, ovviamente tradiscono i mariti e generalmente non fanno una bella fine!

Fra le più famose, oltre alla già ricordata Francesca, Elena di Troia che tradendo il marito Menelao scatena niente di meno che una guerra, e poi Ginevra che tradisce Re Artù col cavaliere Lancillotto, fino alle tormentate eroine dei romanzi ottocenteschi Anna Karenina e Madame Bovary.

Cambiando completamente registro ed epoca arriviamo in Italia e alla schiera dei politici voltagabbana, davvero numerosi dentro e fuori il nostro Parlamento, che passano da un partito all’altro, smentiscono le loro stesse affermazioni, senza mai perdere la faccia e soprattutto la poltrona da sotto al sedere.

Per concludere, il più sottile e forse crudele dei tradimenti, quello verso se stessi, la propria natura, il proprio modo di essere.

E allora possiamo davvero esclamare: alzi la mano chi non ha mai tradito!

P. S. Un utile libro sull’argomento: Amare, tradire dello psicanalista Aldo Carotenuto. Rivela che spesso il tradimento è un atto di coraggio e una leva di crescita.

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