LA PAROLA

Tulpa

Il Tibet è ancora oggi considerato uno dei grandi luoghi mistici del pianeta; da duecento anni, i viaggiatori raccontano che, tra le montagne e le nebbie, monaci buddisti dalla longevità innaturale praticherebbero eccezionali dottrine meditative, oltre a proteggere l’ingresso per la mitica Agarthi, dove risiederebbe il re del Mondo, Sanat Kumara (che potrebbe essere, molto probabilmente, Tom Bosley sotto mentite spoglie).

Una delle mirabolanti magie meditative decantate dai testimoni increduli, e probabilmente stravolti dal freddo, era la possibilità di creare oggetti o manifestazioni mobili derivate dalla materializzazione della volontà, da parte degli stessi monaci; il termine recuperato dalla lingua tibetana per indicare questo fenomeno fu tulpa, di cui non staremo a discutere l’etimologia persa nel tempo.

Val la pena, invece, ricordare come questo concetto, unito al termine stesso, fu ampiamente travisato dai teosofi, ovvero i nonni dei vari moderni santoni, hippie e paranormalisti, che, nel secondo Ottocento tentarono di creare una sistematica universale del sapere mitologico, magico e parapsicologico umano. Nel loro enorme milieu improvvisato ed enciclopedico, il tulpa divenne una evocazione “daimonica”, non la semplice proiezione “astrale” di un immagine o di un oggetto creato col pensiero, ma il potere di creare un vero e proprio “spirito” dotato di personalità.

Questa idea, come molte altre ingegnose trovate dei teosofi che ancor oggi infestano le più nefaste scaffalature delle librerie assieme ad oroscopi fuori tempo e libri sulla magia erotica, fu un vero e proprio equivoco, che andò, come altre cose, a nozze con l’individualismo sfrenato della seconda parte del XX secolo. Era infatti l’incantesimo perfetto per crearsi l’amico immaginario ideale, da sfoggiare magari con gli amici durante una competizione che coinvolgesse anche i loro, come si fa coi cagnolini.

Si può dire che questa idea non abbia, in fondo, assolutamente nulla di originale: dall’alba dei tempi, la mente umana crea mostri e figure immaginari, e questo delirio da New Age, frutto, come molti deliri simili di fraintendimenti eurocentrici, del misticismo extra-europeo, è solo una patetica mistura di fame distorta di trascendente, mista a narcisismo.

Ma chiediamoci per un attimo se la mente umana possa, davvero, creare fantasmi tanto potenti da influenzare o manipolare gli esseri umani creatori come degli autentici homuncoli psichici; la Horla del racconto di Maupassant era una creazione dello stesso derelitto narratore? E quell’equipe inglese che decise di creare un finto fantasma dotato di personalità spiccata per smontare il mondo dell’occultismo, finendo poi per farsene influenzare davvero? Il più grande Tulpa di tutti, quello di maggior successo, potrebbe essere stato il Leviatano, ovvero lo Stato, che ancora oggi muove, grazie a suprema telepatia, il martello dei giudici, la spada degli ufficiali e la penna dei ministri.

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