LA PAROLA

Unicità

Ogni essere umano è unico, diverso da tutti gli altri, gemelli compresi.

La percentuale di gemelli nella popolazione mondiale è in aumento, ed è vero che per distinguerli non tutti i metodi funzionano bene: i software di riconoscimento facciale a volte falliscono; le impronte digitali funzionano, ma nei monozigoti si somigliano molto. Non resta che il test dell’iride. Ma, gemelli a parte, anche fossimo tutti fatti con lo stampino ci sono caratteristiche più peculiari che descrivono ciascuno in maniera unica e perfetta. Eccone alcune tratte da un’articolo pubblicato su BBC Future.

Le orecchie. Il complesso di creste e di solchi delle cartilagini delle nostre orecchie è unico e personale, e dagli anni ’50 questo insieme di parametri è usato anche nelle indagini sulla scena di un crimine. Oggi è possibile riprodurre modelli accurati e in 3D dell’orecchio umano ed estrarne le caratteristiche geometriche peculiari: analizzando, per esempio, la distanza dal lobo a due punti precisi della cartilagine superiore è possibile riconoscere una persona soltanto da un’immagine sgranata dell’orecchio con un’accuratezza del 99,6%. Anche i peli microscopici presenti all’interno della coclea, nell’orecchio interno, il cui compito è di trasformare le onde sonore in impulsi nervosi, producono il loro unico suono, una vibrazione dalle caratteristiche acustiche strettamente personali e non riproducibili.

L’odore corporeo. L’insieme di odori che emaniamo è talmente caratteristico, che potrebbe essere usato nelle identificazioni ai controlli aeroportuali al posto del passaporto. Gli scienziati dell’università di Bristol hanno dimostrato che è possibile distinguere una persona dal mix delle 44 diverse componenti odorifere che emaniamo sotto forma di “nuvola termica”. Il Servizio di Scienze Forensi britannico sta provando ad analizzare gli odori delle tracce di sudore lasciate sulle scene del crimine. Una curiosità: sempre secondo la University of Bristol i coreani non puzzano di sudore… «Perché l’amore non è nel cuore ma è riconoscersi dall’odore», cantava Eugenio Finardi…

Il modo di camminare. Camminare non è semplicemente avanzare mettendo un piede avanti all’altro, è un composto di oscillazioni, ritmi e spostamenti di peso che dicono molto di noi. La struttura ossea, la forma muscolare, il senso dell’equilibrio determinano le singole componenti della camminata, che i computer possono oggi scomporre per elaborare modelli cinetici dell’andatura di ciascuno. Ancora più distintivo è il nostro modo di correre, tanto che alcune compagnie di elettronica stanno tentando di sfruttare questi sistemi per usarli al posto della password.

Il sedere. Non è solo una questione di glutei più o meno flaccidi o tonici. I ricercatori dell’Advanced Institute of Industrial Technology (Tokyo), hanno ideato uno speciale cuscino munito di 360 sensori da inserire sui sedili delle auto, che “mappano” l’intensità con la quale le nostre chiappe premono sul sedile. Attraverso i cambiamenti di pressione, il sistema registra le caratteristiche uniche della nostra seduta. Secondo i suoi ideatori potrebbe essere usato come antifurto nelle auto.

La forma del cranio. Se provate a tapparvi le orecchie e poggiare i gomiti sulla scrivania, sentirete un suono sordo simile a un ronzio. Quel rumore dipende da come il nostro cranio conduce le vibrazioni sonore che ci circondano fino all’orecchio interno. La conformazione, le cavità e i tessuti molli presenti attorno al cranio umano modificano il suono in una maniera così particolare che è come se ci portassimo appresso una sorta di diapason personale. Riproducendo rumore bianco in una stanza, e vedendo come il cranio modifica questo suono, è possibile riconoscere il proprietario di quella testa nel 97% dei casi.

Le unghie. Le cunette e gli avvallamenti sulla superficie delle unghie formano una complessa mappa che ci identifica in modo univoco. I ricercatori dell’Indian Institute of Technology (New Delhi) sfruttano tre diversi tipi di scansioni delle unghie di anulare, medio e indice per arrivare con buona certezza a identificare un individuo. Unica pecca, le unghie ricrescono, e ogni sei mesi il pattern grafico cambia del tutto. I ricercatori stanno adesso analizzano le irregolarità non dell’unghia in sé, ma dello strato di pelle che c’è sotto di essa.

I pori del naso. Secondo gli scienziati della Shangdong University, in Cina, i pori presenti sul nostro naso, gli stessi che otturandosi danno vita a fastidiosi inestetismi, rimangono nella stessa posizione per tutta la vita. Il confronto tra foto abbastanza ingrandite da mostrarli garantisce il corretto riconoscimento di un individuo nell’88% dei casi.

Ma ciò che rende veramente irripetibile ogni essere umano è quella forza che lo spinge a raggiungere una propria individualità esclusiva, quella stessa che Meister Eckhart affermò risiedere, in modo costitutivo e ultimativo, nell’anima.

«il fatto che l’uomo sia capace d’azione, significa che da lui ci si può attendere l’inatteso, che è in grado di compiere ciò che è infinitamente improbabile. E ciò è possibile solo perché ogni uomo è unico e con la nascita di ciascuno viene al mondo qualcosa di nuovo nella sua unicità»

Hannah Arendt

Comunque, per essere unici non occorre arrabattarsi in imprese straordinarie, basta essere come un buon vino che non tradisce se stesso e chi lo beve.

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