LA PAROLA

Chiasmo

Per prima cosa, il chiasmo è una figura retorica dal nome un po’ astruso. Quando ci costringono a studiare le figure retoriche, prima ci fanno imparare le regoline, e solo dopo ci fanno qualche esempio della loro applicazione. Con tutte queste regole si fa un grande arrosto di pezzi di strofe, che roteano nella testa in libertà. Sarebbe meglio partire dai testi e scovarci qualche stranezza, poi scoprire che è una stranezza cercata, voluta, e che per giunta ha pure un nome.

Il chiasmo in realtà è semplice, nonostante il nome: basta ricordarsi X, l’incrocio, perché viene dal greco χίασμα, che vuol dire proprio incrocio. Ecco come lo definisce la Treccani: «Figura retorica consistente nell’accostamento di due membri concettualmente paralleli, in modo però che i termini del secondo siano disposti nell’ordine inverso a quelli del primo (posizione incrociata), così da interrompere il parallelismo sintattico (io solo combatterò, procomberò sol io, Leopardi)». Per cui due coppie di termini, legati tra loro da ragioni grammaticali, sintattiche o di senso, vengono disposti secondo lo schema ABBA, con due termini simili agli estremi del sintagma, mentre altri due restano al suo interno.

Ariosto, nel proemio dell’Orlando Furioso, inizia proprio con un incrocio concettuale, subito al primo famosissimo verso «Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori», nel quale le donne stanno agli amori come i cavalieri stanno a l’arme, e insieme compongono un endecasillabo che non si può dimenticare.

Ma il termine chiasmo non si limita a definire la disposizione delle parole in versi e strofe, dato che viene dalla lettera greca χ, che si pronuncia “chi” e porta nella sua forma stessa il significato. Lo si usa, infatti, anche in anatomia: il chiasma ottico è quella zona del cervello dove si trova un parziale incrocio tra le fibre nervose che costituiscono i nervi ottici, mentre in biologia è il punto di contatto, singolo o multiplo, che si osserva in meiosi tra cromosomi omologhi. Secondo la teoria della genetica detta chiasmotipia, il chiasmo corrisponde ai punti in cui si è verificato uno scambio, con una conseguente ricombinazione di geni.

In arte, poi, il chiasmo è una tecnica scultorea che consiste nella disposizione della figura secondo una particolare posizione che ricorda l’andamento della lettera χ dell’alfabeto greco. La nuova postura delle statue, con una disposizione incrociata tra le braccia e le gambe, è un’invenzione dello scultore greco Policleto, e possiamo individuarla bene nel suo famoso Doriforo, che ritrae un atleta con un giavellotto in mano. Si chiama anche chiasmo, o contrapposto manierista, una particolare strutturazione della scultura costruita con l’alternanza incrociata di forza e abbandono degli arti; viene utilizzata nella scultura classica e viene poi ripresa nel Rinascimento, in particolare da Michelangelo, che utilizza il “contrapposto” con risultati di grande potenza plastica.

Inutile dire che il chiasmo esiste anche in musica: nel periodo musicale si possono avere strutture chiastiche nella sequenza degli incisi, per esempio nel secondo tema della Sinfonia n. 5 di Beethoven.

Ha forma chiastica anche il canone inverso, o canone per moto contrario, che si ha quando in una composizione contrappuntistica una melodia viene richiamata progressivamente in una sovrapposizione nella quale la voce successiva è in moto contrario rispetto a quella precedente, e anche il canone cancricans, detto così perché, come il moto di un granchio, la seconda voce riproduce la prima, ma come se fosse letta da destra a sinistra.

Saranno mica chiasmi anche tutti quei momenti della nostra vita in cui si ritorna al via come al gioco dell’oca?