EDITORIALI VISIONI

Per comprendere meglio TESSERE

Non siamo soli. C’è chi lo fa, egregiamente, per lavoro, le ha già messe tutte e provvede ad aggiornarle. Lì spesso attingiamo per spiegarci meglio. E c’è anche chi, come noi, lo fa per passione e convincimento, pensando sia tempo ben speso, remunerato dal solo fatto di farlo e di sapere che c’è qualcuno che quel fare apprezza, i cui risultati non potranno non vedersi e quanto tempo ci vorrà perché sia così, poco importa. L’importante è che i risultati ci saranno e di questo siamo certi.

Da quando è nata TESSERE pubblica una parola al giorno. La affianca da una data del passato che pensiamo meriti ricordare, da una frase che ci sembra dica qualcosa e possa restare dentro chi la legge e da un numero. Anche questo è “significativo” ed ha i pregi che sono quelli dei numeri: la loro sinteticità e la loro paragonabilità. Si possono commisurare, danno una dimensione, consentono di non confondere grandezza ed entità, portano verso la precisione.

Qualcuno ci ha chiesto che senso abbia, se già esiste la Treccani, se già ci sono i contributi dell’Accademia della Crusca, se già dal 2010, un dottore in psicologia, web designer, sviluppatore software e appassionato di fotografia, Massimo, e un dottore in giurisprudenza e scrittore, Giorgio, 29 anni il primo, 28 il secondo, alimentano un sito che si chiama proprio Una parola al giorno, proponendo parole che – dicono gli ammirevoli promotori del sito – «secondo noi meritano di essere valorizzate, trovate in libri che leggiamo, colte in discorsi che ascoltiamo, scivolate in frasi che scriviamo».

Non siamo in competizione con nessuno di questi encomiabili divulgatori di sapere, anzi, ci piacerebbe essere loro partner, affiancarci, collaborare, portarsi reciproco rispetto. Gli obiettivi sono gli stessi.

Hanno ragione Massimo e Giorgio: «Dalla qualità delle parole che conosciamo dipende la qualità dei pensieri che facciamo».

Hanno ragione a citare, in testa al loro Manifesto in 10 punti, Gianni Rodari che nella Grammatica della fantasia ha scritto: «“Tutti gli usi della parola a tutti” mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo».

Sì, non essere schiavi, anzi essere liberi. Da lacci esterni e da lacci interiori. Perché la conoscenza, il sapere, l’ascolto, l’osservazione – di numeri, parole, frasi, date, libri, film, musiche, spettacoli, idee, persone e personaggi, si aggiunga qualsiasi altra realtà ispezionabile – “scatenano” le potenzialità degli individui e la potenzialità del loro vivere insieme, in comunità, solitari e socievoli, egoisticamente altruisti.

È la strada per non essere schiavi e, in una qualche maniera, per essere “artisti”, cioè nient’altro che “creativi” – capaci di dar vita, far scaturire e connettere, ovvero collegare e comprendere – ed “artigiani”, manipolatori ed esperti, sperimentali e miglioranti. Nessuno schiavo, tutti artisti.

A partir dalle parole, in gran numero, per costruire frasi e con le frasi ragionamenti, descrizioni, storie, con le loro date, e con le storie memoria, un’altra componente molto importante per solidificare la consapevolezza, la “mindfullness”. Quindi testi, testati e testimoni, cioè testimonianti. Ma anche immagini, fisse o in movimento, fotografie, disegni, dipinti o video, ed ancora voci e suoni, udibili, audio. Sono “tessere” di un mosaico che si chiama appunto TESSERE e che mira a “tessere”: saperi, idee, energie, relazioni. Persone che hanno voglia di ascoltare e forse qualcosa da dire. Stando insieme, associate, decise singolarmente a stare con altri e con l’altro.

Perciò ci associamo, o teniamo relazioni, anche con altri. Che fanno riviste, come quelli di “Succedeoggi” o di “Ytali”, come quelli, ci piacerebbe, di “Doppiozero” o di “Internazionale”; o che fanno libri, come quelli di Baskerville o di Portaparole, editori con cui c’è dialogo e voglia di scambi. Con blog come “Filosofiga” a cui ci siamo rivolti per alimentare la nostra rubrica “Amori e dintorni” o come “Stanza 251” che speriamo di coinvolgere quanto prima. Ed ancora con associazioni come “Club Itaca” o 4quArti, o con studi professionali e società con cui collaboriamo come lo studio Ardesia o la Phasar.

Qualcuno sostiene che crescita e sviluppo – parole estorte al linguaggio della natura e del percorso iniziale dei bambini dall’economia, in origine il pascolo della casa, il soggiorno della dimora οἰκονομία, οἶκος e νομία, da νομoς, casa appunto e pascolo o usanza, precetto, legge – necessitino la concorrenza, e che questa debba essere spietata, darwinianamente capace di sopraffare il più debole perché un più forte ne tragga profitto e con esso produca ricchezza. Ma TESSERE è per statuto senza fini di lucro, perciò può trasformare il proprio volere nel dovere di non trarne utili. È vero che concórrere, da cui concorrenza deriva, significa azzuffarsi e gareggiare, ma in origine è semplicemente «correre insieme», in latino concurrĕre, composto di con– e currĕre.

Anche non di corsa, ma piano, al passo, si può dunque concórrere per restituire a crescita e sviluppo il significato loro proprio, che non è appunto quello di farlo a scapito di qualcun altro, sulla sua pelle.

C’è spazio per tutti, il pianeta è vasto, l’universo ancora di più. Meglio dunque stare insieme, cooperare, sentirsi uniti e ad una unità appartenenti, a partire dalla propria che è tanto più tale quanto più partecipa ad una più vasta. E variegata.

Così si sta muovendo TESSERE, in prossimità di un anno di vita, durante il quale ha pubblicato 3 libri degni di restare negli scaffali di una biblioteca fosse anche solo con una copia e, per quanto poche, sono molte di più; durante il quale ha oltrepassato abbondantemente il migliaio di articoli pubblicati nel sito, e 4 al giorno solo nella rubrica Daily, senza contare le immagini e i link esterni per saperne di più e approfondire un argomento. Durante il quale ha fatto dei corsi, delle visite guidate, ha fatto incontrare soci e amici mangiando cose buone e ascoltando musica ancor migliore. Sono già oltre 160 i soci di TESSERE e una quarantina le persone che, con più assiduità e impegno o meno, alimentano il sito sperando che questo nutra chi va a visitarlo: all’incirca 300 persone al giorno, di media.

A fine terremo la prima assemblea dei soci – sbarrate sull’agenda sabato 9 dicembre – e contiamo di collegarla a una riunione di redazione e a un’altra festa come quella che abbiamo organizzato il 1 luglio scorso.

Come in tutte le attività ci sono stati anche momenti che sarebbe stato meglio non ci fossero, ma è fisiologico. Qualcuno, purtroppo, se ne è andato sbattendo la porta. Ci dispiace e la speranza è che, dopo aver riflettuto, torni. Noi ci siamo. Ci siamo e continuiamo a macinare parole, a dare i numeri, a sfogliare i calendari degli anni passati, a spulciare i libri in cerca di quella frase che merita ricordare. E a far tutto il resto. C’è qualcun altro che vuol salire a bordo?

 

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