LA PAROLA

Opera

La parola opera viene pari pari dal latino, senza tanti traumi di sostrati, substrati, superstrati, esiti di incontri vocalici o consonantici, aferesi e altre amenità linguistiche.

Ci dice la Treccani che òpera (ant. o poet. òpra; ant. òvra) viene dal latino opera e significa «lavoro (in senso astratto, come attività); prestazione di lavoro; giornata di lavoro, nei campi; lavoratore a giornata»; è il plurale collettivo del neutro opus operis «lavoro, opera (in senso concreto)», divenuto femminile singolare. – 1. Ogni attività diretta a un fine; è parola di significato ampio, come azione, lavoro, di cui è spesso sinonimo, ma con valore anche più generico, ad esempio: l’opera dell’uomo. Non sempre indica un’operazione singola; spesso anzi in opera è compresa tutta una serie di operazioni, che richiedono molto tempo e possono occupare in vario modo più persone: l’o. di civilizzazione; l’o. di prosciugamento delle paludi; l’o. di demolizione dei quartieri vecchi; con il nome di grande o. (o grande arte) erano indicati dagli antichi alchimisti i misteriosi processi per la fabbricazione della pietra filosofale. 2. Con significati più determinati, come  lavoro materiale (oggi la parola si usa soprattutto per indicare il fattore lavoro nel processo produttivo, come nella locuzione prestazione d’opera, manodopera) ma significa anche lavoro a giornata, nei campi: andare, essere, stare a opera; prendere lavoratori a opera.

Il termine designava anche, anticamente, l’ente che gestisce la conservazione di un edificio di culto, così come le spese per l’esercizio del culto e per le opere di carità, come ad esempio l’Opera del Duomo. A proposito: se ancora non avete visitato il Museo dell’Opera del Duomo a Firenze, dovete andarci assolutamente.

Ma, soprattutto, Opera è termine internazionale quando si parla di un genere di spettacolo cantato che nacque proprio a Firenze – sebbene esistessero precedenti forme di azione musicale – intorno al 1600, grazie a un cenacolo di musicisti e letterati che si riuniva in casa del conte Bardi e che propugnava il ritorno alla tragedia classica, basata su una stretta adesione della musica al testo. Il primo esempio fu Dafne (1598 ca., O. Rinuccini-I. Peri), della quale sono pervenuti solo alcuni brani, e che il Teatro dell’Opera di Firenze ha messo in produzione quest’anno; a ruota, nel 1600, seguì Euridice, composta dagli stessi autori ed eseguita a Firenze a Palazzo Pitti.  A questo tipo di spettacoli diede un grande impulso Claudio Monteverdi, con l’Orfeo (1607), ma soprattutto con L’incoronazione di Poppea (1643).

Il nuovo genere di spettacolo si diffuse in tutta Italia (soprattutto a Napoli, Venezia e Roma) e in Europa, grazie alle sperimentazioni di Lulli e di Purcell.

Se spinti da curiosità vi avventurate sulle rive di wikipedia.en, scoprirete che Opera – a parte essere un browser che usano in pochi – ha un solo significato, peraltro universale:

«Opera is a form of theatre in which music has a leading role and the parts are taken by singers.Such a “work” (the literal translation of “opera”) is typically a collaboration between a composer and a librettist and incorporates a number of the performing arts, such as acting, scenery, costumes, and sometimes dance or ballet. The performance is typically given in an opera house, accompanied by an orchestra or smaller musical ensemble, which since the early 19th century has been led by a conductor».

Del resto, chi non conosce almeno un’aria d’opera?